Con la parola arte si può descrivere un lavoro? Sì. Perfino a 23 anni (e non si sta parlando di Street art, con tutto rispetto, per carità). Dylan Mulattieri racconta di quella “cosa” che affronta tutti i giorni alzandosi prima dell’alba e la riassume in tre parole: passione, tecnica e arte (appunto). Non so se è chiaro. Incontriamo  un GenZ che non vive il tempo del suo impiego nell’attesa di quello che succederà dopo. Essere in un posto e pensare che il meglio sia da un’altra parte: no. Dylan usa tre vocaboli rarissimi nella bocca di tutti, e non è architetto, né ingegnere, né scultore. È un po’ tutte queste professioni mescolate insieme, perché il pasticciere ha l’occhio estetico del costruttore, sa far di conto e modella con le mani. 

Pasticceria DiBianco, piazza Stradivari, Cremona. Quello che noi comuni mortali vediamo sostando di fronte al bancone appena entrati è il risultato di uno sforzo creativo che non si vede, ma c’è. Il laboratorio di cucina sta al piano interrato di questo locale a due passi dal Duomo, meta frequentata da tantissimi cremonesi grazie a un’offerta ampia, estroversa, sempre di qualità altissima. In superficie gli occhi e il palato si gustano croissant, torte, veneziane, biscotti, pasticcini e panettoni (e un angolo anche per il salato); nelle retrovie, invece, gli “operai” si muovono attenti e con gesti rodati, ma senza noia. Dylan lavora in questi “sotterranei” che fabbricano i piaceri del palato, in locali operativi sette giorni su sette, i pasticcieri sono quattro, ognuno col proprio ruolo ma tra loro intercambiabili. Dylan è entrato qui a maggio di quest’anno e oggi ha già un contratto a tempo indeterminato. «Mi sveglio alle 3:50 - racconta -, faccio colazione, mi preparo, dieci minuti di tragitto in auto, poi a piedi dalla stazione fino al negozio...

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