Carlo Cottarelli analizza la situazione economica e finanziaria dell’Italia e si sofferma sulle crisi in Medio Oriente e in Ucraina
«Lo dico da un po’ di tempo: questo Governo, dal punto di vista dei conti pubblici, sta dimostrando di essere prudente. Il presidente del Consiglio si rende conto che un Paese che vuole essere sovrano non può avere un debito pubblico troppo alto, perché altrimenti è in balia dei mercati finanziari. Quindi, la combinazione di Giorgetti e Meloni sembra che stia funzionando». Così Carlo Cottarelli commenta la promozione dell’Italia da parte di Fitch che ha alzato il rating sul debito.
E sulla crisi di Gaza, aggiunge: «Non credo che il riconoscimento, adesso, dello stato palestinese possa aiutare il dialogo con Israele».
Professor Cottarelli, partiamo dalla situazione economica: la manifattura europea torna ad espandersi, l’Ocse ha alzato le stime di crescita per il 2025, aumenta anche il surplus commerciale dell’Italia. Un quadro positivo nonostante i dazi imposti dagli Usa. Cosa ne pensa?
«La guerra dei dazi si è attenuata e questo ha un po’ rischiarato le cose. L’economia reale sta andando più o meno come previsto. Quest’anno, dovremmo fare lo 0,6%. L’accordo con gli Usa prevede una parte sui dazi in senso stretto ma, contando che alcuni prodotti hanno dazi anche più bassi, la media risulta inferiore al 15%. Certo, purtroppo rimangono tariffe doganali pesanti su acciaio e allumino. Però, per il resto mi sembra che l’impatto si possa sopportare e che, soprattutto, sia un peso che stanno pagando gli americani, senza che vi sia un incidenza rilevante sulle nostre esportazioni. Se guardiamo ad altri aspetti dell’accordo, questi obblighi che noi dovremmo avere, ad esempio acquistando energia dagli Stati Uniti, facendo investimenti negli Usa, oppure cambiando le nostre regole, ebbene, il documento congiunto utilizza termini molto vaghi. Per esempio, si dice che l’Unione Europea ha intenzione di comprare 750 miliardi in tre anni di prodotti energetici, ma l’intenzione non è un obbligo. Per quanto riguarda gli investimenti che dovremmo fare, si parla di aspettative che potrebbero anche essere disattese. Peraltro, 650 miliardi in un triennio è più o meno quello che abbiamo fatto negli ultimi tre anni. E, anche per qual che riguarda il possibile cambio di regolamentazioni, vi è semplicemente un impegno a discuterne in futuro con gli Stati Uniti»...
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00:00|September 25, 2025