Giovedì al Ponchielli il ballerino turco che interpreta la danza dei dervisci in uno stile contemporaneo «Fondo mistica e movimento per dipingere una vita migliore»
Danza contemporanea, improvvisazione e tradizione dervish, sono questi gli elementi fondamentali che danno origine allo stile unico di Ziya Azazi, danzatore e coreografo turco dalla formazione poliedrica che porterà il suo “Dervish in progress” giovedì 16 febbraio alle ore 20.30 al Teatro Ponchielli.
Nato ad Antiochia e cresciuto a Istanbul, Azazi ha una laurea in ingegneria ed un bagaglio artistico che spazia nei più svariati campi della danza e della ginnastica. Ha lavorato con importanti compagnie in tutta Europa, affiancando all’attività di danzatore una personalissima ricerca sul movimento che lo ha portato alla scoperta della tradizione Sufi, filosofia mistica orientale, e delle danze estatiche in cui i dervishi compiono una rotazione vorticosa su se stessi che permette loro di staccarsi dalla realtà e raggiungere una dimensione trascendentale.
Qual è l’origine del suo stile unico?
«L’origine della mia danza è una commistione tra la tradizione della rotazione Sufi e la danza contemporanea. Non fu una decisione presa da me, mi è semplicemente successo. Dopo aver danzato in diverse compagnie contemporanee in Europa, ho sentito la necessità di cercare un mio linguaggio personale, e ho iniziato una sperimentazione su movimenti semplici, ripetitivi, progressivi e minimalistici, fino ad arrivare alla rotazione. Questo mi ha inevitabilmente riportato all’antica tradizione dei monaci Sufi e al loro girare vorticosamente».
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Nato ad Antiochia e cresciuto a Istanbul, Azazi ha una laurea in ingegneria ed un bagaglio artistico che spazia nei più svariati campi della danza e della ginnastica. Ha lavorato con importanti compagnie in tutta Europa, affiancando all’attività di danzatore una personalissima ricerca sul movimento che lo ha portato alla scoperta della tradizione Sufi, filosofia mistica orientale, e delle danze estatiche in cui i dervishi compiono una rotazione vorticosa su se stessi che permette loro di staccarsi dalla realtà e raggiungere una dimensione trascendentale.
Qual è l’origine del suo stile unico?
«L’origine della mia danza è una commistione tra la tradizione della rotazione Sufi e la danza contemporanea. Non fu una decisione presa da me, mi è semplicemente successo. Dopo aver danzato in diverse compagnie contemporanee in Europa, ho sentito la necessità di cercare un mio linguaggio personale, e ho iniziato una sperimentazione su movimenti semplici, ripetitivi, progressivi e minimalistici, fino ad arrivare alla rotazione. Questo mi ha inevitabilmente riportato all’antica tradizione dei monaci Sufi e al loro girare vorticosamente».
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Elena Cacciatori

