La visita a Cremona e l’incontro solenne con l’imperatore Sigismondo. L’aneddoto dei marubini
Costituì un evento nella storia di Cremona l’arrivo, nel gennaio 1414, di papa Giovanni XXIII, salutato da grande entusiasmo. A questo nome si associa immediatamente la figura di papa Roncalli e qui sta la curiosità: la storia di un altro Giovanni XXIII, al secolo Baldassarre Cossa, da alcuni considerato legittimo Pontefice, da altri un antipapa in quanto deposto, controversia conclusa cinquecento anni dopo proprio da papa Roncalli che manifestò, con la scelta del nome, la volontà di considerare il predecessore un antipapa, dunque illegittimo.
Non intendo discettare di questioni di storia ecclesiastica, ma piuttosto ricostruire, sulla base delle fonti narrative cremonesi, l’atmosfera solenne, fastosa e festosa insieme, che accompagnò il momento dell’arrivo a Cremona dell’allora Pontefice, e l’organizzazione di manifestazioni e apparati che, anche se effimeri, necessitavano di una preparazione accurata, per far fronte ai quali, come la documentazione attesta, fu imposta ai cremonesi una tassa speciale. Le fonti dei secoli XV-XVI ne riferiscono in maniera stringata, senza indulgere alla narrazione dei dettagli, mentre quelle ottocentesche offrono un racconto denso di particolari, con concessioni letterarie. Perché questa visita?
Per capirlo è opportuno riassumere i fatti che ne costituirono la premessa. Nel 1414 coesistevano tre Papi regnanti: Gregorio XII (obbedienza romana), Benedetto XIII (obbedienza avignonese), Giovanni XXIII (obbedienza pisana), che, riassume l’ “historico” Giuseppe Bresciani, contendevano essere li veri e legitimi l’un l’altro, enunciando le tre correnti generate dallo scisma occidentale. Confusione estrema, soprattutto perché ognuno dei tre Papi contava su seguaci appartenenti alla molteplicità di Ordini religiosi e Confraternite che fiorirono nel Medioevo. Giovanni XXIII si pose sotto la protezione dell’imperatore Sigismondo per risolvere l’intricata questione, accettando la proposta di indire a Costanza, città situata in territorio soggetto alla giurisdizione imperiale, un Concilio, che ebbe come prodromi gli accordi stipulati tra i due a Lodi sulla sua indizione e a Cremona sulla sua messa a punto...
Non intendo discettare di questioni di storia ecclesiastica, ma piuttosto ricostruire, sulla base delle fonti narrative cremonesi, l’atmosfera solenne, fastosa e festosa insieme, che accompagnò il momento dell’arrivo a Cremona dell’allora Pontefice, e l’organizzazione di manifestazioni e apparati che, anche se effimeri, necessitavano di una preparazione accurata, per far fronte ai quali, come la documentazione attesta, fu imposta ai cremonesi una tassa speciale. Le fonti dei secoli XV-XVI ne riferiscono in maniera stringata, senza indulgere alla narrazione dei dettagli, mentre quelle ottocentesche offrono un racconto denso di particolari, con concessioni letterarie. Perché questa visita?
Per capirlo è opportuno riassumere i fatti che ne costituirono la premessa. Nel 1414 coesistevano tre Papi regnanti: Gregorio XII (obbedienza romana), Benedetto XIII (obbedienza avignonese), Giovanni XXIII (obbedienza pisana), che, riassume l’ “historico” Giuseppe Bresciani, contendevano essere li veri e legitimi l’un l’altro, enunciando le tre correnti generate dallo scisma occidentale. Confusione estrema, soprattutto perché ognuno dei tre Papi contava su seguaci appartenenti alla molteplicità di Ordini religiosi e Confraternite che fiorirono nel Medioevo. Giovanni XXIII si pose sotto la protezione dell’imperatore Sigismondo per risolvere l’intricata questione, accettando la proposta di indire a Costanza, città situata in territorio soggetto alla giurisdizione imperiale, un Concilio, che ebbe come prodromi gli accordi stipulati tra i due a Lodi sulla sua indizione e a Cremona sulla sua messa a punto...
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00:00|May 18, 2023
Emanuela Zanesi