Nuovo appuntamento con la rubrica "L’altro violino, riflessioni sulla musica in punta d’arco"
L’esperienza, totalmente fallimentare, dei cosiddetti totem alle porte della città poteva essere una buona occasione (ahimè persa) per dotare Cremona di quei simboli che visitatori e turisti si aspettano di trovare quando arrivano nella patria di Stradivari e Monteverdi. E invece non solo questi totem non rappresentano l’identità del contesto, ma - per la serie “piove sul bagnato” - anche gli stendardi appesi nelle vie di collegamento tra una porta e l’altra hanno fatto nascere una polemica tra i liutai e a livello mediatico, avendo le “effe” - i fori di risonanza degli strumenti ad arco - messe al contrario rispetto alla realtà. Quando si dice che la pezza è peggio del buco. Insomma, ad oggi Cremona non è ancora riuscita a trovare un monumento che evochi immediatamente nell’avventore la sensazione di trovarsi nella capitale del violino, qualcosa che invece Copenaghen ha saputo fare con la Sirenetta di Andersen e Lisbona con la statua di Pessoa, solo per fare due esempi di specificità perfettamente portate a sintesi. Uno dei primi a provarci, negli anni ‘90, è stato l’allora sindaco Paolo Bodini con la grande statua bronzea di Antonio Stradivari, realizzata dallo scultore Floriano Bodini, finanziata dalla Banca Cremonese Credito Cooperativo, opera che però non è mai entrata nel sentimento comune, così come l’intervento di riqualificazione dello spazio in cui si trova. Più apprezzato è stato lo Stradivari...
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00:00|December 29, 2022
Roberto Codazzi