La notte acuisce l’olfatto. Fiume e mattoni. Nebbia e pane Nuovo appuntamento con la rubrica "Le forme del vivere"

L'olfatto è il senso deputato alla percezione degli stimoli odorosi. Con una concatenazione complessa dal naso partono neuroni che raggiungono il cervello innescando la percezione dell’odore. È con l’olfatto che si ha la percezione “della concentrazione, della qualità e dell’identità di molecole volatili e di gas presenti nell’aria”.
Come tutti i sensi anche l’olfatto risente di un’evoluzione importante nel tempo, anche a causa delle modificazioni del contesto ambientale. Secondo studi recenti “la gente che vive in ambienti inquinati ha una diminuzione del senso dell’olfatto”, e più ci si urbanizza più questa diminuzione di sensibilità diventa quantitativamente e qualitativamente rilevante. Kara Hoover, dell’Alaska University, dice: “Oggi viviamo in un’epoca di iniquità sensoriali. Sta a noi decidere di riprenderci i nostri sensi”.
È proprio controtendenza parlare di olfatto nel momento della massima negazione di questo senso, soprattutto nella città, nei luoghi che più potrebbero essere fonti di stimolo: un virus, malefico e infido (anche perchè sembra che non abbia odore) ci induce a proteggere gli altri dai nostri possibili efflussi indossando ogni sorta di mascherine che ci coprono il naso, inibendo gran parte della sua potenzialità recettiva, ma anche respirando gli odori dei loro tessuti. Se si dovesse riconoscere una caratteristica olfattiva urbana in questi mesi dovremmo constatare che fin nelle strade, dagli accessi dei negozi e degli esercizi, emana l’odore, con mille variazioni più o meno alcoliche, degli igienizzanti con cui ci ripuliamo le mani da ogni contatto. È vero che la varietà è notevole, ma questa diventa una coltre sensoriale che omologa i luoghi, che rende identiche le città se le consideriamo ad occhi chiusi, affidandoci appunto solo all’olfatto...
Come tutti i sensi anche l’olfatto risente di un’evoluzione importante nel tempo, anche a causa delle modificazioni del contesto ambientale. Secondo studi recenti “la gente che vive in ambienti inquinati ha una diminuzione del senso dell’olfatto”, e più ci si urbanizza più questa diminuzione di sensibilità diventa quantitativamente e qualitativamente rilevante. Kara Hoover, dell’Alaska University, dice: “Oggi viviamo in un’epoca di iniquità sensoriali. Sta a noi decidere di riprenderci i nostri sensi”.
È proprio controtendenza parlare di olfatto nel momento della massima negazione di questo senso, soprattutto nella città, nei luoghi che più potrebbero essere fonti di stimolo: un virus, malefico e infido (anche perchè sembra che non abbia odore) ci induce a proteggere gli altri dai nostri possibili efflussi indossando ogni sorta di mascherine che ci coprono il naso, inibendo gran parte della sua potenzialità recettiva, ma anche respirando gli odori dei loro tessuti. Se si dovesse riconoscere una caratteristica olfattiva urbana in questi mesi dovremmo constatare che fin nelle strade, dagli accessi dei negozi e degli esercizi, emana l’odore, con mille variazioni più o meno alcoliche, degli igienizzanti con cui ci ripuliamo le mani da ogni contatto. È vero che la varietà è notevole, ma questa diventa una coltre sensoriale che omologa i luoghi, che rende identiche le città se le consideriamo ad occhi chiusi, affidandoci appunto solo all’olfatto...
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00:00|September 10, 2020
Eugenio Bettinelli