La Società di cremazione cremonese compie 140 anni: la sua storia in mostra all'Archivio di Stato
"Et in pulverem reverteris” è il titolo della mostra allestita da domani e fino al 27 ottobre all’Archivio di Stato di Cremona con cui la Socrem festeggia i 140 anni della propria fondazione. Per la prima volta vengono presentati al pubblico documenti e materiali totalmente inediti sulla storia della Società di cremazione cremonese, la terza costituita in Italia, e sulla realizzazione del forno crematorio, il secondo in Italia ad utilizzare il sistema Gorini, destinato, grazie ad una convenzione tra il Comune di Cremona e la Socrem, a diventare museo.
Pezzo forte della mostra è un progetto di trasformazione monumentale dell’edificio studiato dall’architetto Vincenzo Marchetti, mai realizzato, di cui sono esposte le tavole ed i disegni recuperati negli anni scorsi negli uffici comunali, catalogati da Valeria Leoni e restaurati a cura di CrForma, esposti qui al pubblico per la prima volta.
Grazie a questi disegni abbiamo oggi un’idea di quale dovesse essere in realtà il crematorio cremonese e, soprattutto, quale importanza rivestisse in quegli anni a cavallo tra Otto e Novecento il dibattito sulla cremazione, in una città, come Cremona, culturalmente vivacissima.
La Società di Cremazione viene fondata domenica 3 febbraio 1878 con la costituzione del comitato promotore, formato da Luigi Ciniselli in qualità di presidente, dai consiglieri Francesco Robolotti, Luigi Bonati, Ulisse Bonadei e Francesco Podestà con Alfonso Mandelli segretario, nato nell’ambito dell’Associazione Anticlericale, costituita il 3 giugno del 1877, che ha nel settimanale “Papà Bonsenso”, diretto da Diomede Bergamaschi, il proprio organo di informazione. Ma in realtà il dibattito sulla cremazione nasce qualche anno prima quando il medico Francesco Robolotti pubblica sull’Annuario necrologico di Cremona del 1874 un articolo intitolato “La cremazione dei cadaveri” in cui lui, cattolico, con una presa di posizione decisamente rivoluzionaria si schiera apertamente a favore della cremazione, affermando “che Dio ricomporrà i corpi colle parti divise dal fuoco, o che passarono nella struttura dei vermi, che la risurrezione trasformerà in nuovi corpi tanto le ceneri, avanzo del fuoco, quanto le polveri degli scheletri interrati”.
Pezzo forte della mostra è un progetto di trasformazione monumentale dell’edificio studiato dall’architetto Vincenzo Marchetti, mai realizzato, di cui sono esposte le tavole ed i disegni recuperati negli anni scorsi negli uffici comunali, catalogati da Valeria Leoni e restaurati a cura di CrForma, esposti qui al pubblico per la prima volta.
Grazie a questi disegni abbiamo oggi un’idea di quale dovesse essere in realtà il crematorio cremonese e, soprattutto, quale importanza rivestisse in quegli anni a cavallo tra Otto e Novecento il dibattito sulla cremazione, in una città, come Cremona, culturalmente vivacissima.
La Società di Cremazione viene fondata domenica 3 febbraio 1878 con la costituzione del comitato promotore, formato da Luigi Ciniselli in qualità di presidente, dai consiglieri Francesco Robolotti, Luigi Bonati, Ulisse Bonadei e Francesco Podestà con Alfonso Mandelli segretario, nato nell’ambito dell’Associazione Anticlericale, costituita il 3 giugno del 1877, che ha nel settimanale “Papà Bonsenso”, diretto da Diomede Bergamaschi, il proprio organo di informazione. Ma in realtà il dibattito sulla cremazione nasce qualche anno prima quando il medico Francesco Robolotti pubblica sull’Annuario necrologico di Cremona del 1874 un articolo intitolato “La cremazione dei cadaveri” in cui lui, cattolico, con una presa di posizione decisamente rivoluzionaria si schiera apertamente a favore della cremazione, affermando “che Dio ricomporrà i corpi colle parti divise dal fuoco, o che passarono nella struttura dei vermi, che la risurrezione trasformerà in nuovi corpi tanto le ceneri, avanzo del fuoco, quanto le polveri degli scheletri interrati”.
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00:00|October 11, 2018
Fabrizio Loffi