La sola passione non basta per realizzare i propri sogni in uno sport dove il budget a disposizione conta più del sangue freddo per premere a fondo sull’acceleratore quando la strada ti riserva la curva più difficile. Nato a Crema l’8 ottobre del 1985, Lorenzo Vailati ha coronato il sogno di sfrecciare su una pista di kart a 19 anni. Un po’ in ritardo rispetto alla tabella di marcia della maggior parte dei suoi avversari. Impegnato nello studio e nell’officina della concessionaria di auto del padre, ha aspettato con pazienza l’occasione propizia e le risorse economiche adeguate per iniziare la sua carriera.
Come è sbocciato il tuo amore per i kart?
«È stato un colpo di fulmine. Quando ero bambino, un amico di mio padre mi regalò il volante di un vecchio modello degli anni ‘90 guidato da Ennio Gandolfi durante il mondiale 100 junior. Lo custodivo come una reliquia e insistevo per provare a guidarne uno tutto intero. Ma mio padre non era d’accordo e mi ripeteva che la priorità era la scuola. Intanto gli anni passavano e la passione restava intatta. A 18 anni andai a vedere una gara al kartodromo di Parma e rimasi folgorato dall’atmosfera. Da quel momento decisi che non avrei aspettato un giorno di più per provare a diventare un pilota».
E poi cosa accadde?
«Alcune conoscenze nell’ambiente mi aiutarono a trovare un kart. Era il 2005 e iniziai a percorrere i primi chilometri sull’asfalto della pista di Ottobiano, vicino a Pavia. Lo stipendio mi bastava giusto per pagare a rate il mio obsoleto quattroruote e cercavo di risparmiare facendo le riparazioni da solo. Ma la gara della domenica e l’emozione di sfrecciare sui cordoli biancorossi mi ripagavano di tutti i sacrifici».
Quanti soldi sono serviti per cominciare?
«Circa 4 mila euro, senza contare i ricambi e le manutenzioni. Ben presto le cifre sono lievitate vertiginosamente perchè i salti di categoria comportano motori più potenti».
Il momento più bello della tua carriera?
«Indimenticabile la vittoria del titolo italiano 2010 nella Rok Cup, una delle più importanti. Correvo con il team di Cremona Ckc dopo che, l’anno prima, una discussa penalità dei giudici mi tolse la gioia del gradino più alto».
Quanto spendi al momento per un’intera stagione?
«Circa 15 mila euro. Finora mi sono autofinanziato ma dalla prossima sessione cercherò di trovarmi uno sponsor che copra almeno in parte le spese».
Che possibilità offre il nostro territorio per il kart?
«Davvero molto poche. La carenza di piste è un problema diffuso. L’apertura del circuito di San Martino del Lago ha risolto in parte le mie difficoltà logistiche: ora posso allenarmi nel fine settimana vicino a casa ma preferisco spostarmi nelle più attrezzate piste di Lonato e Castelletto di Branduzzo anche se mi costa di più».
Durante le gare chi ti segue più da vicino?
«La mia ombra nel box è il mio migliore amico Francesco che mi aiuta nell’allestimento meccanico. È il mio supporto morale prima di scendere in pista ma non dimentico mio padre e i miei amici che non si perdono una gara».
Hai altri interessi oltre al kart?
«Ho pochissimo tempo libero. Dopo il lavoro mi alleno in palestra ma non posso trascurare troppo la mia fidanzata Caterina. Anche lei come me ha la passione per la velocità visto che fa la navigatrice nelle gare di rally».
Quali ambizioni hai per il futuro?
«Vorrei provare un’esperienza sulle auto oppure diventare pilota ufficiale di kart in una scuderia prestigiosa. Ho ricevuto qualche offerta, ma tutti mi chiedono di portare uno sponsor: ormai la pura passione non conta più. Un sedile si trova solo se si hanno risorse importanti. Servono almeno 40 mila euro per correre ad alti livelli e, al momento, sono cifre impossibili per le mie tasche. Da non trascurare la mia carta d’identità. Avendo inziato tardi, ormai sono circondato da ragazzi che hanno anche dieci anni in meno e su cui i team investono in maniera più decisa. Non sono un vecchietto ma è ora di cogliere l’ultima occasione finchè sono in tempo».
Come è sbocciato il tuo amore per i kart?
«È stato un colpo di fulmine. Quando ero bambino, un amico di mio padre mi regalò il volante di un vecchio modello degli anni ‘90 guidato da Ennio Gandolfi durante il mondiale 100 junior. Lo custodivo come una reliquia e insistevo per provare a guidarne uno tutto intero. Ma mio padre non era d’accordo e mi ripeteva che la priorità era la scuola. Intanto gli anni passavano e la passione restava intatta. A 18 anni andai a vedere una gara al kartodromo di Parma e rimasi folgorato dall’atmosfera. Da quel momento decisi che non avrei aspettato un giorno di più per provare a diventare un pilota».
E poi cosa accadde?
«Alcune conoscenze nell’ambiente mi aiutarono a trovare un kart. Era il 2005 e iniziai a percorrere i primi chilometri sull’asfalto della pista di Ottobiano, vicino a Pavia. Lo stipendio mi bastava giusto per pagare a rate il mio obsoleto quattroruote e cercavo di risparmiare facendo le riparazioni da solo. Ma la gara della domenica e l’emozione di sfrecciare sui cordoli biancorossi mi ripagavano di tutti i sacrifici».
Quanti soldi sono serviti per cominciare?
«Circa 4 mila euro, senza contare i ricambi e le manutenzioni. Ben presto le cifre sono lievitate vertiginosamente perchè i salti di categoria comportano motori più potenti».
Il momento più bello della tua carriera?
«Indimenticabile la vittoria del titolo italiano 2010 nella Rok Cup, una delle più importanti. Correvo con il team di Cremona Ckc dopo che, l’anno prima, una discussa penalità dei giudici mi tolse la gioia del gradino più alto».
Quanto spendi al momento per un’intera stagione?
«Circa 15 mila euro. Finora mi sono autofinanziato ma dalla prossima sessione cercherò di trovarmi uno sponsor che copra almeno in parte le spese».
Che possibilità offre il nostro territorio per il kart?
«Davvero molto poche. La carenza di piste è un problema diffuso. L’apertura del circuito di San Martino del Lago ha risolto in parte le mie difficoltà logistiche: ora posso allenarmi nel fine settimana vicino a casa ma preferisco spostarmi nelle più attrezzate piste di Lonato e Castelletto di Branduzzo anche se mi costa di più».
Durante le gare chi ti segue più da vicino?
«La mia ombra nel box è il mio migliore amico Francesco che mi aiuta nell’allestimento meccanico. È il mio supporto morale prima di scendere in pista ma non dimentico mio padre e i miei amici che non si perdono una gara».
Hai altri interessi oltre al kart?
«Ho pochissimo tempo libero. Dopo il lavoro mi alleno in palestra ma non posso trascurare troppo la mia fidanzata Caterina. Anche lei come me ha la passione per la velocità visto che fa la navigatrice nelle gare di rally».
Quali ambizioni hai per il futuro?
«Vorrei provare un’esperienza sulle auto oppure diventare pilota ufficiale di kart in una scuderia prestigiosa. Ho ricevuto qualche offerta, ma tutti mi chiedono di portare uno sponsor: ormai la pura passione non conta più. Un sedile si trova solo se si hanno risorse importanti. Servono almeno 40 mila euro per correre ad alti livelli e, al momento, sono cifre impossibili per le mie tasche. Da non trascurare la mia carta d’identità. Avendo inziato tardi, ormai sono circondato da ragazzi che hanno anche dieci anni in meno e su cui i team investono in maniera più decisa. Non sono un vecchietto ma è ora di cogliere l’ultima occasione finchè sono in tempo».
Stefano Bignetti



