Educativa territoriale: dialogo con tre operatori che allacciano legami nei quartieri
Può essere un’ora o addirittura cento giorni. Non è detto che la semina germogli presto, comunque. Anzi: presto, quasi mai. Se poi succede, può anche seccare tutto all’improvviso. Oppure fiorire dopo anni, quando il raccolto era dato per perso. La verità è che non c’è un canovaccio uguale per tutti. Ogni ragazzo è una storia, è un percorso, è un libero arbitrio su cui nessuno ha potere. Scommettere su quell’ora o su quei cento giorni passati con ognuno di loro è il mestiere di Giorgio, Enrico e Luca. Loro arano, seminano e costruiscono argini. Nello stesso momento.
Enrico Platé è operatore sociale per la cooperativa Cosper. Tra le altre cose, è un putno di riferimento alla Ciclofficina di via Dante, a Cremona. «Tanti anni fa, quando ho cominciato – dice –, tra i ragazzi c’era la possibilità che qualcuno avesse un coltello in tasca. Oggi, lo dai per assodato in partenza».
Giorgio Coppiardi, della cooperativa Nazareth, si occupa di Educativa territoriale. Lui non aspetta che gli adolescenti lo cerchino. È lui che va a cercarli. In strada, nei parchi, nei centri commerciali, nei luoghi dove si ritrovano più spesso. «Il primo passo è conoscerli, capirne i bisogni. E renderli consapevoli, di quei bisogni. Poi, se ce lo permettono, facciamo una sorta di “intervento chirurgico”. Curiamo un pezzo alla volta. Anche se poi succede che la vita li ferisca da un’altra parte». E si ricomincia. ...
Enrico Platé è operatore sociale per la cooperativa Cosper. Tra le altre cose, è un putno di riferimento alla Ciclofficina di via Dante, a Cremona. «Tanti anni fa, quando ho cominciato – dice –, tra i ragazzi c’era la possibilità che qualcuno avesse un coltello in tasca. Oggi, lo dai per assodato in partenza».
Giorgio Coppiardi, della cooperativa Nazareth, si occupa di Educativa territoriale. Lui non aspetta che gli adolescenti lo cerchino. È lui che va a cercarli. In strada, nei parchi, nei centri commerciali, nei luoghi dove si ritrovano più spesso. «Il primo passo è conoscerli, capirne i bisogni. E renderli consapevoli, di quei bisogni. Poi, se ce lo permettono, facciamo una sorta di “intervento chirurgico”. Curiamo un pezzo alla volta. Anche se poi succede che la vita li ferisca da un’altra parte». E si ricomincia. ...
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00:00|March 6, 2025
Cristiano Guarneri