Mai come oggi, la riforma del Titolo V della Costituzione è ad un passo dalla sua traduzione pratica. Dopo il via libera in Senato il 23 gennaio scorso (110 voti favorevoli, 64 contrari e 3 astenuti), il disegno di legge sulla Autonomia Differenziata, proposto dal ministro Roberto Calderoli, è calendarizzato alla Camera per il 29 aprile, salvo modifiche nell’agenda dei lavori. Tenuto conto del numero di emendamenti già presentati – ed escludendo una modifica del testo, che imporrebbe il ritorno del provvedimento in Senato – si può ipotizzare che il testo diventi legge a inizio giugno, cioè poco prima delle elezioni Europee e, quindi, sfruttabile come arma elettorale per i partiti della maggioranza di Governo.
Al di là delle strumentalizzazioni elettorali, siamo vicini ad una svolta storica. Il ddl Calderoli mira a ridefinire i rapporti tra lo Stato centrale e le Regioni a Statuto ordinario che, dopo la consultazione con gli enti locali, potranno richiedere l’esercizio in via esclusiva di 23 materie concorrenti, cioè la cui competenza, oggi, sta a metà tra Stato e Regioni stesse. Le 23 materie (elencate qui in pagina) sono quelle definite dall’articolo 116 della Costituzione (comma 3). Si tratta di una vera e propria decentralizzazione delle competenze che coinvolge attivamente le Regioni, fatta salva tuttavia la garanzia del raggiungimento dei cosiddetti Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep), cioè il livello di qualità dei servizi sotto al quale non è possibile andare.
Ammesso che si arrivi a tradurre in legge il provvedimento del ministro Calderoli nei tempi previsti, la sua attuazione pratica dovrà attendere la fine di un processo lungo, coordinato da una cabina di regia chiamata innanzitutto a definire, per ogni materia, i Livelli Essenziali delle Prestazioni. Il ddl stabilisce questo tempo in 24 mesi, entro i quali il Governo deve emettee i decreti legislativi che li individuano. Successivamente, Stato e Regioni avranno 5 mesi per raggiungere accordi, stipulati con Intese, di durata massima di 10 anni.
Ad oggi, dunque, è difficile capire come e su quali materie si muoveranno le Regioni, salvo sapere che la Lombardia (vedi intervista a fianco) si prepara a richiedere il trasferimento delle competenze su tutte e 23 le materie oggetto di devoluzione.
Facciamo ordine. La Costituzione (...).
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