E’ psicologo e psicoterapeuta. Lavora a Milano, ma ha già tenuto conferenze in tutta Italia ed anche all’estero. Ha scritto molti libri, saggi ed articoli su svariate riviste. È il dottor Roberto Marchesini. Ha cercato d’interpretare la condizione esistenziale contemporanea con testi come «Mio Dio, che ansia!» e con seminari online come «Le dipendenze secondo san Tommaso d’Aquino». Ma oggi si può parlare di dipendenza digitale? Ed il cosiddetto metaverso può indurla? Lo abbiamo intervistato.
Metaverso: che giudizio dare?
«Siamo di fronte ad un’irrealtà. Il mio giudizio è assolutamente negativo in merito. Per diversi motivi. Innanzi tutto, il Metaverso porta con sé tutti i problemi degli strumenti tecnologici, device o schermi, come li chiamano gli esperti. Ciò vuol dire un’esposizione protratta a colori e luci forti, peraltro in orari inappropriati come il mattino e la sera. Questo cambia il ritmo sonno-veglia, soprattutto in bambini, pubescenti e adolescenti. I sintomi conseguenti sono molto simili a quelli della tendenza depressiva ovvero difficoltà nell’addormentarsi e poi nell’alzarsi al mattino, irritabilità, problemi nella socializzazione, sovrappeso. Non solo: l’utente viene posto di fronte ad una realtà parallela ed alternativa a quella in cui vive, il che rende questo un modo molto semplice per non affrontare i problemi, creandone in realtà di nuovi. Quando lavoravo nei Servizi Sociali, avevamo promosso un incontro con altri psicologi ed assistenti sociali del Distretto. (...)».
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