Paolo Mezzadri racconta la passione per i “metalli filati” e la mostra a Noto
Inizia il 5 settembre a Noto la mostra collettiva “Art in the Bin - contemporary art” a cura di Paola Ruffino. Tra i partecipanti c’è l’artista cremonese Paolo Mezzadri. Classe ’66, viene dal “mondo del ferro”: ha lavorato per anni con metodologie sempre più veloci e innovative presso l’azienda di famiglia a Cremona. Una decina di anni fa ha scoperto una dimensione di esecuzione forse più disordinata, una dimensione lenta, che ha sentito propria. Si è ritrovato così in mezzo a una serie di oggetti, di campioni, di pezzi, di sagome, di ombre, che «sono semplicemente l’inizio di nuove idee».
Le sue opere - sempre pezzi unici - vengono per lo più realizzate in maniera artigianale: la sua scelta ricade su spessori di materiale molto bassi, modellati con le mani o utilizzando martello, saldatrice, pennello e alchimie di vario tipo, come racconta nella nostra intervista.
Le sue opere - sempre pezzi unici - vengono per lo più realizzate in maniera artigianale: la sua scelta ricade su spessori di materiale molto bassi, modellati con le mani o utilizzando martello, saldatrice, pennello e alchimie di vario tipo, come racconta nella nostra intervista.
Oltre alla sua tradizione familiare, per quale motivo ha scelto di continuare a utilizzare il ferro per esprimersi?
«Il ferro è un romantico perdente: è pesante, puzza, e per lavorarlo ci vuole un sacco di forza».
«Il ferro è un romantico perdente: è pesante, puzza, e per lavorarlo ci vuole un sacco di forza».
Come ha iniziato?
«Tutto è cominciato da un viaggio, sono partito da casa in macchina e senza valigia. Quando mi sono stancato, mi sono fermato: ero in Normandia. Così mi sono venute le prime idee: comporre un alfabeto per fare conoscere la mia voce»...
«Tutto è cominciato da un viaggio, sono partito da casa in macchina e senza valigia. Quando mi sono stancato, mi sono fermato: ero in Normandia. Così mi sono venute le prime idee: comporre un alfabeto per fare conoscere la mia voce»...
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00:00|September 3, 2020
Paola Silvia Dolci