Università e Lavoro

La blockchain supporto alle filiere agroalimentari

È un'innovazione che promette una rivoluzione in campo digitale; tanto che c'è chi la chiama la "nuova Internet". Parliamo della blockchain, la tecnologia "a blocchi" che sta iniziando a diffondersi in molti ambiti economici, grazie alle forti iniezioni di trasparenza e sicurezza che può offrire e che vanno a favorire i rapporti tra operatori di diversi settori. Tra questi spicca l'agroalimentare, proprio perché l'attendibilità e la correttezza delle informazioni che passano tra i vari soggetti economici sino al consumatore finale, possono essere molto utili in un settore che sempre più lavora per filiere.
Cercando di sintetizzare al massimo, una blockchain è un sistema costituito da enormi banche dati che tengono traccia delle transazioni (operazioni in senso lato) tra diversi soggetti racchiudendone le informazioni in "blocchi" informatici. La registrazione delle informazioni riguardante le transazioni viene effettuata in linguaggio crittografato. Il che però rappresenta solo il primo livello di sicurezza offerto dalla blockchain, perché la garanzia dell'intero meccanismo è data proprio dalla caratteristica principale di questa tecnologia e che ne rappresenta la novità: i blocchi di informazioni immessi nel sistema vengono validati dai "nodi" presenti nella rete blockchain e non possono essere modificati senza una nuova ratifica da parte degli operatori di quella rete. In altre parole, all'interno di una blockchain, tutti sanno tutto e tutti devono validare tutto. Diventa dunque praticamente impossibile per un singolo operatore modificare qualche dato all'insaputa degli altri soggetti.
Detto questo in termini generali, non è difficile iniziare a vedere i vantaggi che la blockchain potrà apportare nel settore agroalimentare, ad esempio negli ambiti della sicurezza alimentare, della tracciabilità di filiera, della qualità certificata.
Per capirne di più, abbiamo chiesto qualche approfondimento al professor Stefano Boccaletti, direttore del Master in agri-food business della Smea, Alta scuola di management ed economia agroalimentare dell'Università Cattolica di Cremona.
«Oggi una chiave fondamentale per ottenere un vantaggio competitivo – spiega Boccaletti – è possedere più informazioni rispetto ai propri competitor, in particolar modo quelle sui comportamenti di consumo e sulla loro evoluzione. Ma per tramutare concretamente le informazioni in un vantaggio competitivo è necessaria una gestione razionale ed efficiente di queste informazioni: è perciò fondamentale garantire che tutte le componenti della catena dell’offerta agro-alimentare collaborino sinergicamente per garantire prodotti e servizi in linea con quanto i mercati richiedono. Ed è proprio qui che la blockchain entra in gioco – prosegue il direttore del master Smea – per garantire anche alle fasi meno a contatto con i mercati finali le giuste informazioni e per condividere poi anche le informazioni in senso opposto, dalle fasi a monte, di tutti gli stadi della supply chain. Questi flussi informativi sono ancora più necessari in un settore, quello agro-alimentare, nel quale la variabilità delle caratteristiche qualitative di prodotti e fattori di produzione è elevata e dove, quindi, il coordinamento è assolutamente necessario. La vera novità poi rispetto al passato è che qualsiasi cambiamento viene attuato solo se condiviso in un’ottica di ottimizzazione dell’intera filiera di riferimento. Rispetto a prima viene amplificato il ruolo di ogni singolo partecipante alla catena dell’offerta, con indubbi benefici rispetto a una situazione di leadership conclamata di una sola componente, spesso afferente alla distribuzione. In altre parole – conclude il professor Boccaletti – tutti i ruoli, godendo di una maggiore responsabilità, sono più incentivati ad agire per ottimizzare i risultati dell’intera blockchain».
00:00|January 27, 2019
Redazione Economia
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