Per StradivariFestival il trio Rimonda, Bahrami e Mercelli con la Camerata Ducale
Tre solisti d’eccezione - il violinista Guido Rimonda, il pianista Ramin Bahrami, il flautista Massimo Mercelli - sono ospiti stasera (venerdì 11 ottobre, ore 21) dello Stradivari Festival: insieme con l’ensemble della Camerata Ducale, il trio propone un programma è imperniato sulla figura di Johann Sebastian Bach: sul palcoscenico dell’Auditorium Arvedi si ascolteranno il Concerto in La minore per flauto, violino, cembalo e archi BWV 1044, Il quinto Concerto in Fa minore per pianoforte e archi BWV 1056 e il celebre quinto Concerto Brandeburghese. Rimonda, in qualità di maestro concertatore, imbraccerà per l’occasione l’Antonio Stradivari “ex Leclair” 1721, il violino appartenuto al virtuoso francese. Parliamo con il musicista piemontese appena dopo una delle sessioni di prova.
Maestro, sappiamo che Ramin Bahrami nutre una passione viscerale per Bach. Può raccontarci le idee e i “dietro le quinte” del trio e dell’orchestra durante la preparazione del programma? È stato un lavoro scorrevole o vi siete trovati a condividere nuovi punti di vista?
«È stato un lavoro molto scorrevole: non è la prima volta che suono insieme con Bahrami, con il quale incideremo a breve le Sonate di Bach. La sua visione di Bach è, per alcuni versi, molto disinibita. Ragione per la quale è stimolante confrontarsi con il suo modo di concepire questo autore. C’è da aggiungere che la scrittura di Bach, specialmente nel “triplo”, è distribuita equamente fra gli strumentisti. È stato del tutto naturale, quindi, dare peso a ciascuna voce»....
Maestro, sappiamo che Ramin Bahrami nutre una passione viscerale per Bach. Può raccontarci le idee e i “dietro le quinte” del trio e dell’orchestra durante la preparazione del programma? È stato un lavoro scorrevole o vi siete trovati a condividere nuovi punti di vista?
«È stato un lavoro molto scorrevole: non è la prima volta che suono insieme con Bahrami, con il quale incideremo a breve le Sonate di Bach. La sua visione di Bach è, per alcuni versi, molto disinibita. Ragione per la quale è stimolante confrontarsi con il suo modo di concepire questo autore. C’è da aggiungere che la scrittura di Bach, specialmente nel “triplo”, è distribuita equamente fra gli strumentisti. È stato del tutto naturale, quindi, dare peso a ciascuna voce»....
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00:00|October 10, 2019
Stefano Frati