Nuovo appuntamento con la rubrica L'altro violino di Roberto Codazzi
Fabrizio De André, che era il più intelligente di tutti, non volle mai incontrare né conoscere direttamente Georges Brassens, che pure era stato il suo mito, il suo faro, il suo più grande ispiratore, sapendo del carattere a dir poco ruvido del famoso cantautore francese. Un conto è infatti l’artista e un conto è l’uomo, e molto spesso i pregi dell’uno non coincidono con quelli dell’altro, anzi talvolta sono antitetici, a dispetto dei luoghi comuni secondo cui “gli artisti più grandi sono anche i più umili nella vita”, e via di questo passo. In realtà i grandi artisti - a prescindere dal linguaggio in cui si esprimono - sono prima di tutto esseri con tutte le umane bassezze, o comunque con tutte le umane contraddizioni. E il discorso in tal senso è trasversale, nel campo della musica attraversa per esempio sia i musicisti classici sia le star della cosiddetta musica leggera, e lo stesso vale per pittori e scultori, attori e ballerini. Uno dei difetti più insopportabili, a mio modo di vedere, dell’essere umano è l’avarizia e i casi di musicisti dal “braccino corto” sono davvero tanti. L’aneddotica più nutrita, in tal senso, riguarda Igor Stravinskij, che pare arrivò con degli stratagemmi a sottrarre le mance ai camerieri quando era già ricco sfondato, oppure - lo raccontava Roman Vlad - “spediva le partiture con la posta di terza classe per risparmiare due dollari”. Uno squallore, insomma. E coloro che pensano che l’arte sublime espressa da taluni sia lo specchio della loro anima si sbaglia di grosso. Pensiamo a Caravaggio, per esempio, le cui opere di una bellezza assoluta contrastano con l’animo tribolato che lo portò a una fine grama e precoce....
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00:00|July 6, 2023
Roberto Codazzi