Nuovo appuntamento con la rubrica "L'altro violino"
Il concerto di Alessandro Quarta all’Auditorium Arvedi, con la prima assoluta della sua opera I Cinque Elementi, ha fatto capire che esiste una “musica contemporanea” che non spaventa, anzi che conquista, emoziona, commuove. Non è una notizia da poco, visto che da decenni c’è un numero significativo di appassionati della grande musica - dunque non dei profani - che diserta le sale da concerto quando in programma ci sono opere del nostro tempo. Di più: molti rifiutano di ascoltare concerti quando in scaletta figurano autori del ventesimo secolo, tipo Debussy, Ravel, Bartok, Stravinskij, che sono ormai storicizzati e che le loro opere hanno magari superato il secolo di vita. E se da una parte è bello gioire del successo del nuovo lavoro di Quarta, dall’altro cerchiamo di capire come questo gigantesco pregiudizio sia potuto nascere fino a diventare un problema strutturale. Diciamo che la musica ha iniziato a “far paura” quando ha smesso di comunicare con il pubblico, perdendo di fatto la sua funzione originaria. Ogni linguaggio espressivo (musica, teatro, danza...) ha infatti anzitutto il compito della comunicazione, in caso contrario tradirebbe se stesso. Secondo critici e musicologi il “casus belli”, ovvero l’episodio che ha fatto da spartiacque tra un prima e un dopo è stata la prima...
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00:00|October 5, 2023
Roberto Codazzi