StradivariFestival: intervista al violinista Gabriele Pieranunzi
«In me c’è un diavolo e anche un angelo. So di essere tutti e due. Ecco perché la mia vita è lunga». Così dichiarava il pianista Vladimir Horowitz a Glenn Plaskin, autore della sua biografia. Virtuosismo demoniaco e cantabilità da serafino - con un rimando speculare - sono i caratteri affidati all’archetto di Gabriele Pieranunzi, protagonista di “Romantici”, il sesto concerto offerto dallo Stradivari Festival (venerdì 16 alle ore 21, Auditorium Giovanni Arvedi). Il musicista romano è interprete di quattro brani paganinani mentre a capo dell’Orchestra d’Archi del Teatro San Carlo conduce Roberto Cominati nel secondo Concerto di Chopin.
Maestro, di Paganini abbiamo un’immagine legata prevalentemente alla destrezza digitale e al virtuosismo spettacolare. Ci dia il suo giudizio, invece, sul Paganini lirico e belcantistico.
«La scelta del programma - mi fa piacere che lo si colga - si basa soprattutto su questo ultimo aspetto. I brani di questa sera sono stati scelti anche per una motivazione di ordine storico: suonando con gli archi del teatro San Carlo mi fa piacere sottolineare la componente partenopea di tre dei quattro brani: “La campanella”, “Le Streghe” e le “Variazioni sul Mosè di Rossini” sono stati concepiti durante i soggiorni napoletani di Paganini...
«La scelta del programma - mi fa piacere che lo si colga - si basa soprattutto su questo ultimo aspetto. I brani di questa sera sono stati scelti anche per una motivazione di ordine storico: suonando con gli archi del teatro San Carlo mi fa piacere sottolineare la componente partenopea di tre dei quattro brani: “La campanella”, “Le Streghe” e le “Variazioni sul Mosè di Rossini” sono stati concepiti durante i soggiorni napoletani di Paganini...
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Stefano Frati

