
L'assessore all'agricoltura della Regione Lombardia, Gianni Fava, interviene direttamente sulla polemica che nell e ultime ore ha investito il Consorzio Casalasco del Pomodoro. Tutto nasce dalla camapgna pubblicitaria promossa dalla realtà guidata da Paolo Voltini.Una pubblcità nella quale si mette bene in evidenza la provenienza dei pomodori – il Consorzio ha sede a Rivarolo del Re e i frutti provengono solo da territorio vicini (distanza massima 50 chilometri) – e che, secondo qualcuno, mirerebbe a mettere in secondo piano altre provenienze. Come quelle della “Terra dei Fuochi” (i 300 chilometri di Campania contaminati da veleni e scarichi industriali).
"Abbiamo visto la pubblicità di 'Pomì' su 'Il Sole 24 Ore' e altri quotidiani – dic e Fava. - Troviamo imbarazzante e retrograda la polemica che si è scatenata e che accuserebbe di razzismo un'azienda come il Consorzio Casalasco del Pomodoro, cui il marchio Pomì appartiene. Accusare Pomì di pubblicizzare la provenienza del prodotto attraverso la tracciabilità, solo perché proviene dal distretto del pomodoro del Nord, è insensato e razzista".
"Indicare da dove viene il prodotto è un segno di civiltà e una risposta alle esigenze stesse dei consumatori - aggiunge Fava -. Se poi alcuni vogliono leggere una nota di razzismo perchè il distretto del pomodoro del Nord non ha a che fare con il lavoro nero o con la Terra dei Fuochi della Campania, allora siamo davvero a una interpretazione pesantemente distorta della realtà che offende il Nord e un'azienda sana che trasforma pomodoro garantito del
luogo".
Dall'assessore lombardo all'Agricoltura, di conseguenza, un invito ai consumatori "a scegliere sempre prodotti delt erritorio, per sostenere l'economia locale, che significa tradizione, qualità, ma anche aiuto all'occupazione e ai redditi di casa nostra".
"Abbiamo visto la pubblicità di 'Pomì' su 'Il Sole 24 Ore' e altri quotidiani – dic e Fava. - Troviamo imbarazzante e retrograda la polemica che si è scatenata e che accuserebbe di razzismo un'azienda come il Consorzio Casalasco del Pomodoro, cui il marchio Pomì appartiene. Accusare Pomì di pubblicizzare la provenienza del prodotto attraverso la tracciabilità, solo perché proviene dal distretto del pomodoro del Nord, è insensato e razzista".
"Indicare da dove viene il prodotto è un segno di civiltà e una risposta alle esigenze stesse dei consumatori - aggiunge Fava -. Se poi alcuni vogliono leggere una nota di razzismo perchè il distretto del pomodoro del Nord non ha a che fare con il lavoro nero o con la Terra dei Fuochi della Campania, allora siamo davvero a una interpretazione pesantemente distorta della realtà che offende il Nord e un'azienda sana che trasforma pomodoro garantito del
luogo".
Dall'assessore lombardo all'Agricoltura, di conseguenza, un invito ai consumatori "a scegliere sempre prodotti delt erritorio, per sostenere l'economia locale, che significa tradizione, qualità, ma anche aiuto all'occupazione e ai redditi di casa nostra".
00:00|November 3, 2013