Dopo il via libera dell’Ue alla direttiva “case green”, l’Italia dovrà capire come recepirne le indicazioni. «Ci sono molti interrogativi, anche perché le indicazioni europee sono piuttosto vaghe», spiega l’architetto cremonese Massimo Fertonani.
Che tipo di interventi dovrebbero essere fatti per raggiungere l’obiettivo europeo?
«Bisogna efficientare gli edifici, far sì che il consumo del gas sia il più basso possibile e che le energie necessarie alla gestione degli edifici siano rinnovabili».
E’ un obiettivo raggiungibile?
«Le perplessità non mancano. Innanzitutto, saranno previste delle agevolazioni economiche? Ricordiamo che in Italia il tasso di fabbricati abitativi di proprietà è dell’85%, e si tratta soprattutto di piccoli proprietari, che non è detto abbiano disponibilità economiche adeguate per intervenire in questo senso. E in che modo si dovrà agire? Ci sarà una imposizione dall’alto? E in questo caso, ci saranno termini di scadenza? E cosa succederebbe se questi non venissero rispettati perché il proprietario non ha i soldi per eseguire i lavori? Sono paure piuttosto diffuse».
Al di là della questione economica, dal punto di vista tecnologico l’Italia sarebbe in grado di centrare l’obiettivo?
«Certo. La tecnica edilizia italiana già oggi ci permette di arrivare ad ottenere edifici a consumo zero, ecosostenibili. Conoscenze e competenze le abbiamo. Il vero problema sono i costi e il rapporto tra proprietario e mercato».
In che modo si dovrebbe intervenire, dal punto di vista operativo?
«Si deve agire su due livelli: da un lato sull’involucro edilizio, ossa muri, pavimenti, solai, tetto, per far sì che il calore che si immette nell’edificio non si disperda nell’ambiente. Dall’altro, si deve agire sugli impianti, così (...)».
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