La sigla - Gal - sta per Gruppo di Azione Locale. Quello dell’ Oglio Po è nato nel 2002 come soggetto attuatore dell’iniziativa comunitaria Leader Plus che promuove lo sviluppo delle zone rurali stimolando la collaborazione tra enti locali e imprenditoria privata. A presiederlo c’è Giuseppe Torchio che in questi anni, assieme al direttore Giuseppina Botti e un organico di tre unità, è riuscito a drenare risorse pari a 30 milioni di euro. Una ventina nel periodo 2007-2013.
Come è nata l’idea di costituire un Gal dell’Oglio Po?
«Dalla mia esclusione dal Parlamento nel 1994 che corrispose ad una minor attenzione verso le nostre terre. Poco dopo il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe), infatti, ci tolse dalle zone depresse. Vennero aggiunte e confermate, invece, doverse località tra Carpi e l’Oltrepò che si assicurarono benefici nazionali e l’inserimento nelle aree obiettivo per i fondi strutturali europei. Anche per colmare questo inspiegabile vuoto mi attivai con le due Province per avviare le procedure di riconoscimento da parte di Regione Lombardia del primo Gal autorizzato ad operare in pianura».
«Dalla mia esclusione dal Parlamento nel 1994 che corrispose ad una minor attenzione verso le nostre terre. Poco dopo il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe), infatti, ci tolse dalle zone depresse. Vennero aggiunte e confermate, invece, doverse località tra Carpi e l’Oltrepò che si assicurarono benefici nazionali e l’inserimento nelle aree obiettivo per i fondi strutturali europei. Anche per colmare questo inspiegabile vuoto mi attivai con le due Province per avviare le procedure di riconoscimento da parte di Regione Lombardia del primo Gal autorizzato ad operare in pianura».
Oggi è opinione comune che il Gal sia un vero e proprio tesoriere quando non un “bancomat”. E’ così?
«Molte persone probabilmente non sanno che siamo sottoposti a controlli molto rigidi da parte della Corte dei Conti Europea. I finanziamenti che eroghiamo derivano da una progettualità molto seria di cui, come amministratori, rispondiamo personalmente pur operando a titolo gratuito. Certo, su un territorio dove da tempo non arrivavano risorse importanti è probabile che si sia diffusa l’idea semplicistica che noi siamo una fonte “a pioggia” di denari. Non è così».
«Molte persone probabilmente non sanno che siamo sottoposti a controlli molto rigidi da parte della Corte dei Conti Europea. I finanziamenti che eroghiamo derivano da una progettualità molto seria di cui, come amministratori, rispondiamo personalmente pur operando a titolo gratuito. Certo, su un territorio dove da tempo non arrivavano risorse importanti è probabile che si sia diffusa l’idea semplicistica che noi siamo una fonte “a pioggia” di denari. Non è così».
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Katia Bernuzzi
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