Essere «secchioni» non basta. Perché nello studio «ci vuole metodo, ma anche creatività». È questa la lezione del rettore dell’Alma Mater di Bologna, Francesco Ubertini, ai «bravissimi» della sua Università: i 238 migliori studenti dell’anno accademico 2015-2016 premiati mercoledì (dal rettore e e dalla prorettrice agli studenti Elena Trombini) con un assegno da 1.500 euro. Sono 219 ragazzi italiani e 19 stranieri non comunitari, che hanno risposto ai requisiti di merito (voto e crediti formativi) stabiliti dall’Ateneo - per il settimo anno consecutivo - che per loro ha investito 300mila euro, cui sono stati aggiunti 57mila euro arrivati come contributo dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. «Siete la punta di un iceberg», ha affermato il rettore, sottolineando che le domande arrivate per concorrere alle borse sono state oltre tremila.
I requisiti di ammissione al concorso per i «bravissimi» prevedevano un numero di crediti pari al 90% del numero massimo di crediti ottenibili in relazione all’anno di iscrizione e una media ponderata dei voti superiore almeno di due punti a quella della rispettiva scuola. Per quanto riguarda il bando per studenti non comunitari non è stata prevista alcuna distinzione per Scuola e, in considerazione delle difficoltà linguistiche, i requisiti di ammissione sono stati definiti in misura più favorevole rispetto al bando per gli eccellenti italiani.
Ai «bravissimi» (soprattutto di Lettere e Ingegneria, ma sono rappresentate tutte le scuole), Ubertini ha raccomandato di essere «aperti a una varietà di saperi e alla curiosità». Poi ha rivelato un aneddoto che risale ai tempi in cui era lui uno studente dell’Alma Mater. «Io ho finito in pari - ricorda il rettore - e avevo una media molto alta. Avevo tutti 30 e 30 e lode, a parte due voti: un 28 e un 24». Quello è stato «il voto più basso che ho preso e l’ho preso in Scienze delle costruzioni, di cui poi sono diventato professore molto giovane. La vita - ha scherzato- è fatta così».
Molti ragazzi premiati dall’Ateneo erano presenti con le famiglie, nel complesso di via Belmeloro. I bravissimi, ha sottolineato ancora il rettore, sono gli studenti che hanno «maggiore consapevolezza» del loro ruolo. «Essere studenti è un piacere - ha affermato Ubertini - ma anche una fatica, direttamente proporzionale all’impegno che ognuno investe». Ma lo studente «non è solo colui che studia - ha poi detto il rettore -: essere studente significa mettere a frutto la propria curiosità, frequentare lezioni e laboratori, scambiare idee con gli altri studenti e capire la propria predisposizione. Non esiste il corso di studi che soddisfa tutte le aspettative di ognuno», avverte Ubertini, ma «bisogna essere aperti a una varietà di saperi e alla curiosità». La preoccupazione del rettore è che
Il momento importante per l’ateneo, per Ubertini, deve servire anche a sottolineare «l’importanza che l’università di Bologna dà al merito», nella speranza che gli studenti migliori non mettano a frutto all’estero quanto imparato all’Alma Mater. «Investiamo tanto e poi li vediamo andare in altri Paesi - ha ammesso Ubertini - la speranza quindi è di formarli e di trattenere qui i più meritevoli».
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