di Ian Anderson
di un suo concerto del 1973
Appuntamento da non perdere lunedì 15 quando in piazza Duomo, nel programma dell’edizione 2019 del Festival Acquedotte, guidati dal mitico Jan Anderson, si esibiranno i Jethro Tull, storico gruppo inglese, sicuramente una delle band più originali nel panorama della musica pop che prese il via oltremanica dopo la metà degli anni sessanta. Il poliedrico, istrionico e geniale Jan Anderson, dopo le beghe legali che hanno contraddistinto gli ultimi anni, si è riappropriato del nome del gruppo nel 2017 e, dallo scorso anno, è in tournée per festeggiare i cinquant’anni di attività della band. Dal ‘67 ad oggi, i Jethro Tull hanno dato vita ad oltre 3mila concerti dal vivo e 46 dischi: 21 in studio, 11 live e 14 raccolte, oltre ai lavori da solista di Anderson e di altri componenti della band. Particolare la scelta del nome del gruppo, che fa riferimento al nome di un agronomo-inventore inglese del XVII secolo, originale la line-up della band che, ai tradizionali basso-chitarra-batteria (cui si erano poi si era aggregato John Evans con le sue tastiere) aggiungeva il flauto di Jan Anderson: autodidatta ma vero virtuoso dello strumento sino ad allora praticamente mai usato dalle formazioni di pop music. Conosco i Jethro Tull dai tempi del liceo, trascinato nel vortice di quella nuova musica dal fantastico gruppo di musicofili del corso “C” dell’Aselli negli anni ’70: Fabio, Diego, Filippo, Bona e il grande Danilo volato troppo presto lassù. Figuratevi quando, dopo aver fissato la gita scolastica della mitica Quinta C a Roma nel marzo 1973, dalle colonne di Ciao 2001, la nostra Bibbia musicale di quei tempi, scopriamo che i Jethro Tull si sarebbero esibiti là proprio in quei giorni. Arrivati alla stazione Termini...
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