il mio amico Einstein»
«Il mio preferito è senza dubbio Einstein. Al secondo posto Nils Bohr, il suo antagonista, il suo opposto». Gabriella Greison non ha mai smesso di incontrare i grandi uomini (e una donna, Marie Curie) che ha visto per la prima volta su una fotografia accartocciata nell’aula studio della facoltà di Fisica Nucleare all’Università di Milano. «In quella stanza preparavo i miei primi esami - ricorda - e quei 29 grandi scienziati (17 dei quali vinceranno poi il premio Nobel) erano diventati i miei amici immaginari. Parlavo con loro delle cose che anche loro avevano studiato. Poi, al mio primo giorno all’École Polytechnique di Palaiseau a Parigi, ho ritrovato la stessa immagine, ma stampata in gigantografia nell’atrio del centro di ricerche».
Da questa immagine prende le mosse 1927. Monologo quantistico lo spettacolo teatrale che Gabriella Greison oggi porta nei teatri e nelle scuole. Martedì arriverà al Ponchielli, per la seconda volta in meno di un mese, per una data aperta a tutti. «Quella foto è stata scattata a Bruxelles verso la fine di ottobre del 1927 e ritrae i più brillanti cervelli dell’epoca, riuniti per il quinto congresso Solvay: il più grande ritrovo di scienziati di sempre. E’ la foto più importante della storia della fisica e nessuno l’aveva mai raccontata davvero. Ma, come diceva Einstein, “ci sono cose che tutti ritengono impossibili, finché non arriva qualcuno a farle». Così la fisica, giornalista e scrittrice italiana ha rimediato prima con il libro L’incredibile cena dei fisici quantistici (Salani, 2016) e poi con questo monolgo teatrale di eccezionale successo.
“La fisica quantistica - assicura dal palco - non deve farvi paura. L’avete già tra le mani tutti giorni quando usate il telefonino, ascoltate un cd, fate una tc o guardate una tv con tecnologie a punti quantici”. «Parto da quella straordinaria fotografia - spiega - e racconto questi meravigliosi scienziati dal loro lato umano».
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