Lo scorso 3 marzo, la Commissione europea ha pubblicato i risultati dell'Indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI). Questo strumento consente di misurare i progressi compiuti dai 28 Stati UE verso un’economia e una società digitali. Il DESI riunisce cinque elementi differenti, i quali riguardano diversi ambiti di digitalizzazione: la connettività, il capitale umano, l'uso di internet, l'integrazione delle tecnologie digitali e i servizi pubblici digitali.
L'Indice di digitalizzazione dell'economia e della società del 2017 ha confermato all'Italia, per il secondo anno di fila, la venticinquesima posizione, dopo una permanenza nel 2015 in ventiquattresima posizione. Nell'ambito dell'integrazione delle tecnologie digitali, l'Italia sta colmando il divario con l'UE per quanto riguarda la digitalizzazione delle imprese. Quest'ultime hanno una percentuale di utilizzano di fatturazione elettronica molto alta rispetto alla media UE, circa il 30% contro il 18%. Le PMI tuttavia ricorrono raramente ai canali di vendita elettronici. Rispetto all'anno scorso, l'Italia, ha fatto progressi significativi anche in materia di capitale umano, ovvero il numero di persone connesse ad internet, e nel campo della connettività, nonostante la diffusione della banda larga fissa sia ancora bassa. Tuttavia, gli scarsi risultati in termini di competenze digitali rischiano di frenare l'ulteriore sviluppo dell'economia e della società digitali. In materia di servizi pubblici digitali e di open data, l'Italia, invece, registra buoni risultati, ma presenta uno dei livelli più bassi di utilizzo dei servizi di e-government in Europa.
A livello europeo, gli Stati membri hanno migliorato le prestazioni digitali di tre punti percentuali rispetto all’anno scorso, ma i progressi potrebbero essere più rapidi. Tuttavia la situazione varia da uno Stato membro all’altro: Danimarca, Finlandia, Svezia e Paesi Bassi rimangono in testa alla classifica, seguiti da Lussemburgo, Belgio e Regno Unito, mentre, nonostante alcuni miglioramenti, vari Stati membri, tra cui Polonia, Croazia, Italia e Grecia, sono ancora in ritardo in termini di sviluppo digitale rispetto alla media dell’Unione.
Generalmente, però, la connettività degli europei è migliorata: quasi l'80% delle famiglie europee ha accesso e utilizza la banda larga ad alta velocità (almeno 30 Mbit/s) e i servizi mobili 4G coprono più dell'80% della popolazione. Tuttavia questi progressi non sono ancora sufficienti a soddisfare le crescenti esigenze future di rapidità. A tal proposito il Parlamento europeo e il Consiglio stanno discutendo le proposte della Commissione europea in materia d'investimenti nelle reti ad altissima capacità. Inoltre l'UE può contare su un numero maggiore di esperti digitali rispetto al passato (quasi 19 ventenni laureati in discipline scientifiche, tecnologiche e ingegneristiche ogni 1000 ventenni), ma quasi la metà dei cittadini europei continua a non possedere competenze digitali di base. Infine, anche le imprese e i servizi pubblici statali stanno diventando sempre più all'avanguardia, le une aiutate dalle nuove regole della Commissione europea per incoraggiare il commercio elettronico, gli altri aiutati dallo sportello digitale unico.
La relazione sui progressi del settore digitale della Commissione, che sarà pubblicata nel maggio 2017, si baserà sui risultati del DESI. Conterrà una valutazione approfondita di come l’UE e gli Stati membri stiano progredendo nel loro sviluppo digitale e individuerà le misure potenzialmente atte a contribuire al miglioramento delle prestazioni digitali nazionali.
Francesco Russo Di Masi
Francesco Laera
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