Buon successo per la violinista russa
E l'Orchestra da Camera di Mantova
Strano a scriversi: il relativo disimpegno e leggerezza di Britten convincono più del Concerto per violino di Beethoven, pietra miliare del repertorio 'classico'. Così è stato per il concerto di ieri sera, appuntamento che ha visto protagonista sul palcoscenico del teatro Ponchielli l'Orchestra da Camera di Mantova e la solista Viktoria Mullova. La Simple Symphony e le Soirée Musicales dell'autore inglese convincono per il piglio impresso dalla concertazione di Carlo Fabiano: un bel colore d'assieme e precisione rendono piacevoli questi due brani già eloquenti di per sé. Ad eccezione della Sentimental Sarabande, ove una sensibilità espressamente nostalgica è connaturata al testo, tutto il resto non è particolarmente bisognoso di particolare scavo. Nessuna particolare sorpresa giunge dal Concerto in Re maggiore di Beethoven, durante il quale la violinista Viktoria Mullova vive praticamente di rendita. Al di là di qualche asincronia con l'orchestra manotovana, nulla si può dire della bellezza del timbro cavato dallo Stradivari: penetrante, articolato e al tempo stesso setoso. E l'interpretazione? Ecco che, a fronte di letture 'neutre' – definiamole così per sintesi -, la grande letteratura ci giunge in soccorso: si legga questa descrizione di Gogol come perfetta trasposizione del nostro giudizio: “Nella carrozza sedeva un signore, che non era proprio un bell'uomo, ma non era neppure di brutto aspetto, né troppo grosso né troppo esile; non si poteva dire che fosse anziano, ma neppure, d'altronde, che fosse troppo giovane”. Tre chiamate per la Mullova, la quale contraccambia con un bis bachiano. Ancora una valanga di 'brava' e applausi insistiti. Ma questa volta l'uscita sul palcoscenico è solo per gli inchini.
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