di abitare il tempo
C’è un pensiero che si ripresenta a scadenze regolari nella mia mente, più che un pensiero vero e proprio potremmo parlare di una percezione, ed è la percezione di un futuro in cui la mia esistenza non è più contemplata, non è più - giustamente - prevista. Per un attimo è come fare esperienza della propria morte, comprendere la continuità della vita senza la propria esistenza. Immaginiamo tutti i giorni come sarà il nostro domani ma quando ci soffermiamo su un domani un po’ più lontano, ecco che un senso di smarrimento ci investe, ed allora percepiamo il nostro essere solo come una piccola parte di un tutto, facciamo esperienza del nostro limite. Leggendo “Andanza” di Sarah Manguso capita di ritrovare gli stessi interrogativi, le stesse paure, le stesse riflessioni. Si fa la conoscenza di una donna che si preoccupa di voler abitare il tempo nel modo migliore possibile - sempre che possa esistere un modo “più giusto” -, una donna che oscilla tra l’ossessione di ricordare il passato, vivere il presente e tendere al futuro. Ho incontrato una scrittrice, che è prima di tutto una persona, che ha compreso l’importanza del tempo, forse la cosa più preziosa che abbiamo e la prima che sottovalutiamo e ignoriamo. Nella forma di un diario, che per Sarah Manguso è «un sistema di espressione puro, senza la distrazione di uno stile», la scrittrice racchiude tutta la sua vita, offrendoci l’opportunità di abitare, per un centinaio di pagine, il suo tempo, la sua esistenza. Dietro al libro è riportato: «Questo libro è per te» e non ho dubbi, questo libro è proprio per me, è per tutti noi.
«Forse l’ansia deriva dal concentrarsi sugli istanti - dall’incapacità di accettare la vita come un’andanza, come un tempo continuo».
DA MONDO PADANO DEL 20 OTTOBRE 2017
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