nell’inferno sociale
Doloroso nella sua sincerità e spietato per la puntualità con cui fotografa le follie autodistruttive di una generazione, Materia Prima è un racconto di solitudine e disperazione tra le pagine del quale si muovono i destini di un’umanità ai margini, sopraffatta dalla droga e incattivita dalla miseria. Il protagonista di questo romanzo potentemente ispirato e palpitante di vita è Harry Gelb, giovane consumato dalla dipendenza e dall’alcool nonché alter ego dell’autore, che alla patetica deriva esistenziale del condannato a morte preferisce il mito di una vita da scrittore, in un sogno di “felicità domestica” faticosamente cercata “in mezzo al campo minato della lotta sociale”. Sarà questo obiettivo romanticamente ingenuo a portare Gelb a Istanbul a e Berlino, passando per Francoforte e Gottinga, tra edifici occupati e quartieri fuori controllo, in un percorso fatalmente accidentato e febbrile in cui il lavoro - sempre saltuario e insoddisfacente - è un’effimera parentesi tra una bevuta notturna e una giornata di rovinosa follia. Attraverso gli occhi giovani eppure esausti di Gelb scopriremo che la letteratura è, insieme all’amore di una donna, la sola scintilla capace di accendere una vita altrimenti spettrale perché fondamentalmente inutile. Scopriremo che una macchina da scrivere può essere più inebriante dell’oppio, e la scrittura più dirompente di una dichiarazione di guerra. In questo racconto duro e insieme dolcissimo, Jorg Fauser ha fotografato gli anni Settanta nel loro risvolto meno patinato e, attraverso il suo protagonista a cui è impossibile non affezionarsi profondamente, ha alzato il velo sulla vacuità di tanti discorsi rivoluzionari, gridati a squarciagola nelle piazze di mezza Europa e grottescamente destinati a rimanere sospesi entro i confini della retorica ideologica. «La letteratura faceva schioccare le scintille della vita che solo così prendeva fuoco. […] Appena un attimo prima disperazione totale, ora di nuovo in piedi».
DA MONDO PADANO DEL 13 OTTOBRE 2017
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