un indentikit
del tifoso grigiorosso
Nel Girone A di Prima Divisione c’è una squadra che stacca tutti per numero di presenze allo Stadio. È ovviamente il Lecce (5.036 di media). Fresco di discesa dalla Serie A, con forti tradizioni e un campionato di vertice. Subito dietro, però, nella classifica delle affluenze c’è la Cremonese. Anche se il periodo storico – sportivamente parlando – non è dei più felici e i risultati stagionali non sono trascinanti, allo Zini siedono in media 2.894 tifosi, più del doppio della media del campionato (1.418).
Certo, siamo lontani dai tempi d’oro. Ma quello era un altro calcio, a tutti i livelli. Eppure c’è un nucleo forte di passione grigiorossa che resiste. Il tifo per la Cremo è vivo. E il centro del tifo sono gli abbonati. Non se ne perdono una e riflettono gli spiriti della “piazza”.
Sono 1915 le tessere distribuite per la stagione in corso, quasi 200 in più rispetto alla passata. Non sarà il balzo deciso di quasi 700 tessere registrato al secondo anno della gestione Arvedi, dopo la finale con il Cittadella. Molto meglio però della depressione che seguì l’altra finale, quella di Varese, quando andò perso un patrimonio di quasi 900 abbonati. Con il passare delle stagioni le curve di emozione vanno attenuandosi: fisiologico. Non torneranno forse mai più i 12mila da record del 1985/86, ma nemmeno sono i 631 del 2006/07. Si conferma piuttosto la base solida di fan che dal 2007 in poi resta fedele e comunque sempre al di sopra della media di una categoria che ha perso il 29% delle presenze in due anni. Ciò che conta è il legame che non si può sciogliere: la US Cremonese e la sua gente; 110 anni. Non dubita Federico Smanio, vecchia bandiera grigiorossa che dopo la carriera da centrocampista lavora come marketing manager presso la Lega di Serie B: «Il tifoso non può che essere al centro del calcio». Non è che – visto Messi in tv – il calcio “in erba” non piace più? «Da quando sono nato sento dire che il calcio italiano è peggiorato – sorride Smanio -. Però negli Stati Uniti ho trovato un livello tecnico quasi amatoriale e stadi colmi. E magnifici».
La Cremonese ha fatto molto negli ultimi anni per rendere più confortevole lo Zini e altri interventi sono in agenda a cominciare dalla copertura della curva “Favalli”, dove si registra un +25% di Supporter Card rispetto al 2011/12, con il significativo sorpasso (53% degli abbonati totali) alle tribune coperte.
«Si parla sempre di nuovi stadi – commenta Smanio – ma trovo più pratico adattare gli stadi esistenti al esigenze del proprio bacino d’utenza». Nei progetti Usc c’è uno stadio senza barriere, aperto alle famiglie. Non a caso la fascia anagrafica più popolata tra i nuovi abbonati (20,9%) è quella dei nati negli anni Novanta (13-22 anni); a braccetto (20,4%) i tifosi degli anni Sessanta (43-52 anni). Padri e figli: formato famiglia. Famiglia cremonese, s’intende, perché 9 tessere su 10 sono targate CR. Tradizione e innovazione: «L’obiettivo deve restare quello di portare più gente alla partita – precisa Smanio – ma con i social media un appassionato può seguire la squadra del cuore dal lunedì alla domenica, anche se vive lontano: se sono nato a Cremona per me la Cremo resterà sempre la Cremo. Il potenziale è enorme».
Dai gruppi organizzati alle famiglie, dall’abbonato fisso al manager connesso dall’altro capo del mondo. Quanto conta il tifoso nella vita di un club? «Ne è il centro. All’estero – spiega Smanio – tanti club, Barcellona in testa, praticano l’azionariato popolare. In Germania è una legge a stabilire che sia così. A poco costo un tifoso diventa socio e partecipa alle scelte del club. Il rapporto di fede sportiva si stringe e sale di livello. E l’esperienza dimostra che si vendono più biglietti».
Conta esserci, in fondo. Conta appartenere e sentire la responsabilità di partecipare alla storia di una squadra. Che è storia di città, di colori e di gente. Gente grigiorossa che ha corso e ha cantato. Insieme: la Usc e il suo popolo. Per uno Zini senza barriere, una passione senza confini.
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