C'è chi dice che non esiste se non è condivisa. Chi la cerca tutta la vita. Chi la ricorda nel momento di quel trofeo finalmente in mano,o la rivede oggi negli occhi del proprio bimbo che ride. Un dono, una conquista. A volte solo un attimo, se, come diceva il filosofo inglese John Stuart Mill, la felicità basta anche solo nominarla per sentirla svanire. Ma siamo veramente felici? E quanto siamo felici?
No, nessun dubbio amletico ma solo il nuovo tormentone, che pare assilli ogni cittadino del mondo moderno, Italia in primis. Si corre, si lavora, si incontra gente tutto il giorno e a fine giornata ci si ritrova lì a porsi la fatidica domanda: ma sono felice? Sembra un paradosso, ma il diritto alla felicità ,si sta trasformando nel nuovo ''must have'' del terzo millennio. Più dei soldi, più del successo: oggi esisti se sei felice. Meglio ancora se lo posti con tanto di selfie sorridente su un Social. Altrimenti rischi di essere ''out''. Per chi pensa sia roba da poco, basta scorrere titoli dei giornali e dichiarazioni degli ultimi mesi. Alla felicità era ispirato uno dei passaggi fondamentali del discorso d'insediamento di Barack Obama. Sulla felicità qualche mese fa si sono scontrati il presidente del Consiglio Matteo Renzi e la segretaria della Cgil Susanna Camusso: lui definendola ''l'orizzonte politico degli italiani'', lei ricordando che al paese serve più occupazione, non qualcuno che si occupi dell'umore delle persone. Fino ad arrivare a Papa Francesco,che ha dichiarato che la via della santità è la stessa della felicità.
Ma ''La felicità è un sistema complesso'', tanto per citare anche il film di Zanasi. E il guaio è che l'Italia pare stia messa piuttosto male, se è vero che, come racconta un'indagine Onu, i più fortunati in quanto a Fil (Felicità Interna lorda) sono gli Svizzeri seguiti da Islanda, Danimarca e Norvegia. Noi, appena cinquantesimi. E allora via alla ricerca di colpe e rimedi.
Innanzitutto il lavoro e i soldi, perché il detto che non facciano la felicità non ha mai convinto nessuno. Ma attenzione a non diventare troppo ricchi: è sufficiente un salario annuo di 75 mila dollari, ovvero 5500 euro al mese, secondo uno studio del Nobel per l'Economia Angus Deaton. Al di sopra di tale cifra, dicono, si rischia di tornare indietro, verso l'infelicità. E' invece tutta una questione di età per l'Australian Institute of Family Studies: è solo a 50 anni che si inizia davvero a essere felici con una curva finalmente in crescita. L'Università di Kyoto ipotizza invece un tasso di felicità direttamente proporzionale alle dimensioni di una piccola area del cervello, il ''precuneo'', situato all'apice della testa. Mentre una ricerca pubblicata sul Journal of Happiness Studies ne fa tutta una questione di genetica.
E allora? Niente allarmismi, la felicità si può anche imparare.O almeno indurre,ad esempio con i libri: secondo la scala Veenhoven chi legge ha un indice di happiness pari a 7,44 contro il 7,21 di chi non lo fa. Per aiutarsi c'è anche una guida ad hoc. ''I libri che ci aiutano a vivere felici'' (ed. Newton Compton) in cui Giulia Fiore Coltellacci indica una ''libro-terapia'' per ogni stato d'animo da risollevare, con tanto di posologia, effetti collaterali ed eventuali coadiuvanti cinematografici, proprio come fosse un medicinale salva-vita. Si va da ''Anna Karenina'' per superare il malanimo indotto dalla stagione invernale (attenzione, però, induce desiderio di passione travolgente) ai cerotti in strisce come Peanuts. C'è poi lo sport, che oltre a rimettere in forma (già grande fattore di soddisfazione) aiuta anche a produrre serotonina, alias l'ormone della felicità. Fioccano, infine, corsi di Yoga della risata sugli insegnamenti del medico indiano Madan Kataria.
Se invece il problema è al lavoro, nelle grandi aziende sono in arrivo motivatori e il nuovo Chief happiness officer, dirigente addetto alla felicità dei dipendenti, perché è comprovato che impiegati più radiosi e soddisfatti producono di più e meglio.
Ma non è finita qui: l'appuntamento è per il 20 marzo, quando in tutto il mondo si festeggerà la Giornata internazionale della felicità. Ma se state passando un periodo nero, non prendetela troppo sul serio: potrebbe rendere terribilmente infelici!
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