La drammatica situazione bellica alla quale stiamo assistendo, oltre a suscitare sgomento sul piano umanitario, porta con sé apprensione per le immagini delle migliaia di profughi stremati dalla mancanza di cibo, che ripropongono alla coscienza il valore di quanto oggi diamo per scontato: pane e pasta, i nostri alimenti quotidiani, rischiano di divenire beni al cui spreco occorre fare particolare attenzione, in quanto simboli della cultura, della storia, della fame e della ricchezza, della guerra e della pace. Il pane è l’alimento capace più di ogni altro di evocare sensazioni, perché è quello che più si intreccia con la storia delle popolazioni: la sua mancanza, o anche solo la paura di essa, è un incubo che serpeggia costantemente nella storia dell’umanità, associandosi con immediatezza all’idea della fame. La letteratura ci ha spesso ricordato come in ogni tempo il pane sia stato il cibo fondamentale per tutti, contadini, ma anche nobili e borghesi. Penso a Manzoni e al suo Renzo: “Vide poi appié della colonna, vide sugli scalini del piedestallo certe cose sparse, che certamente non eran ciottoli, e se fosser state sul banco d’un fornaio, non si sarebbe esitato un momento a chiamarle pani … Si chinò, ne raccolse uno: era veramente un pan tondo, bianchissimo …. - È pane davvero! - disse ad alta voce; tanta era la sua meraviglia: - così lo seminano in questo paese? In quest’anno? E non si scomodano neppure per raccoglierlo, quando cade?”. Agli occhi esterrefatti di Renzo lo spreco di pane è un delitto compiuto ai danni dei tanti che in quegli anni di carestia pativano la fame e non avevano di meglio che 365 polente all’anno per saziarsi. Dell’importanza del pane ci parla la legislazione statutaria del Comune di Cremona del 1388, il cui testo, conservato in forma manoscritta e stampato due secoli dopo, nel 1578, in maniera inalterata, con un linguaggio giuridico monotono e ripetitivo, ma puntualmente preciso nella disciplina di ogni aspetto di vita, conferma che il suo approvvigionamento alle città è sempre stato un problema di primaria importanza, oggetto di rigorose ordinanze, dal momento che il controllo della panificazione e della vendita costituiva motivo di grande preoccupazione per le autorità cittadine, chiamate a soddisfare i bisogni della popolazione.
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