del dialetto messinese
molto in voga nel Trecento
C'è un cremonese all’origine del dialetto messinese, variante della lingua siciliana derivata non tanto dall’italiano, come un qualsiasi dialetto, ma dal latino volgare, e considerata la prima lingua letteraria italiana già ai tempi della Scuola siciliana nella prima metà del Duecento. Questo cremonese si chiamava Accurso e tradusse per la prima volta in dialetto messinese un testo latino molto in voga nel Trecento, i "Factorum et dictorum memorabilium libri IX” di Valerio Massimo. E’ una raccolta di frasi celebri e aneddoti relativi a personaggi famosi proposti come modelli sia positivi sia negativi, scritta intorno al 30 d.C. Non si tratta di un’opera storica, ma di una serie di exempla raccolti in base a temi particolari (mitezza, crudeltà, astuzia ecc…); in ogni sezione vengono rappresentati prima esempi romani e poi esempi relativi ad altri popoli; tuttavia ogni episodio possiede una simile struttura: introduzione, esposizione e riflessione morale finale. L’opera era destinata soprattutto alle scuole di retorica e aveva un chiaro intento celebrativo poiché esaltava sempre la superiorità dei romani rispetto agli altri popoli.
Quest’opera ebbe molta fortuna nel Medioevo: Petrarca e Boccaccio trassero numerosi spunti dagli aneddoti raccontati. Ed anzi è quasi certo che il giovane Boccaccio abbia conosciuto proprio la traduzione fatta dal nostro Accurso. Ma chi era Accurso e come mai si trovava in Sicilia, ma, soprattutto, perchè proprio un cremonese si cimentò nella traduzione di un testo classico latino in volgare messinese?...
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