vado in campagna
di Microcosmi (Itinerari di lettura)
Talvolta capita – nella vita di un uomo – di arrivare ad un punto di rottura che segna inevitabilmente la fine di un percorso durato anche una vita intera. È quello che succede a Simone Lenzi, protagonista di questa storia, il quale attraverso il suo racconto è in grado di manifestare il disagio - oramai diffuso – di chi nella società non si riconosce più. Simone è infatti terribilmente stanco di trascorrere le sue serate ad ascoltare storie che non sono la sua ma che riflettono tristemente il mondo in cui vive, dai cuochi in cerca di successo ai reality che riesumano meteore della tv ormai dimenticate dalla maggioranza della popolazione, dai programmi su malattie rarissime e incurabili agli esperimenti di sopravvivenza su isole deserte in cui ha la meglio una natura crudele e spietata. È esausto anche di andare al mercatino eco solidale della sua città, Livorno, e incontrare fanatici del chilometro zero, vegani convinti e nemici dei masticatori immorali di carne, amici della natura e tutte quelle categorie di persone che pensano di essere detentori della verità assoluta finalizzata a migliorare il mondo, proprio lui che di sensibilità ecologica non ne ha e non ne ha mai avuta ma che – per non apparire un mostro agli occhi degli amici di sua moglie – ha sempre dovuto mentire e fingere di averne. Ebbene, Simone non ne può più e decide di esiliarsi in campagna, dove “la vita è comoda. Lenta. Ci si adagia, per così dire, si lascia che il tempo passi, seduti al bar o in giardino”, decide di abbandonare la frenesia e le ambiguità della città per “guardare di nuovo il cielo di notte, in estate, come si faceva da ragazzi”. La storia di Simone è un grido un po’ nostalgico ma proiettato al futuro, è un tentativo di cambiamento e il coraggio di lasciare una vita scomoda nonostante l’incertezza che il nuovo avvenire porta con sé. È un vero e proprio salto nel buio.
“Io del mondo non volevo più saperne nulla”.
PUBBLICATO SUL NUMERO DEL 15 GIUGNO 2018
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