prima vera first lady italiana
Un ritratto intimo, un’autobiografia scritta nel silenzio di un chiostro laico, davanti ad uno specchio muto che riflette l’immagine di una bellezza sfiorita, ma sempre altera, fiera, consapevole, mai doma. Isabella d’Este-Gonzaga, la prima, vera first lady italiana, un po’ Coco Chanel ed un po’ moderna influencer, in un’imprecisata giornata di fine estate 1538, sola in una delle preziose stanze della corte Vecchia di Mantova, nel languore del ricordo traccia il bilancio di una vita vissuta sempre intensamente, senza riserve e senza rimpianti, quasi un testamento spirituale rivolto prima di tutto a se stessa, nel tentativo di darsi ragione di quell’immagine di signora severa, fredda ed inavvicinabile, collezionista compulsiva di opere d’arte, splendida nella sua maturità, icastica. Ma chi è veramente Isabella ora, nel pieno autunno della vita, mentre soffia il vento che farà cadere una ad una le ultime foglie? E’ questo il ritratto inedito, intimo, nascosto nel silenzio del giardino e raccontato dall’incedere lento nell’atmosfera ovattata del vuoto palazzo, che in “La Signora di Mantova. Movenze claustrali” (Apostrofoeditore, 2018, pp. 87, 10 euro) Erminio Morenghi, con la maestrìa di una grande capacità introspettiva, ci offre di questa signora del Rinascimento ora, che il frastuono della guerra è lontano ed il marito Francesco, così amato ed odiato, è sceso nel freddo sepolcro. Le ottanta pagine in cui si snoda il racconto di quello che potrebbe essere un solitario pomeriggio assolato nella corte gonzaghesca, sono scandite dalla coscienza dell’ineluttabile trascorre del tempo, percorse da un presagio di morte...
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