Programmi didattici «incapaci di rispondere alle esigenze del mondo del lavoro, una conoscenza insufficiente delle lingue straniere«, ma anche la difficoltà delle scuole nel «fornire agli studenti una visione chiara dell’attuale scenario economico per poterlo interpretare al meglio».
Per quanto in via di (lento) miglioramento, la comunicazione fra scuola e impresa resta ancora molto problematica e anche quando i due soggetti si parlano appare chiaro come la scuola faccia ancora fatica a mettersi sulla stessa lunghezza d’onda del tessuto economico e delle necessità delle aziende.
E’ il quadro, non proprio rassicurante, che esce da un’analisi del territorio cremonese e cremasco realizzata dall’Ingegnere Daria Tagliasacchi all’interno della sua tesi di laurea. Una fotografia dettagliata della situazione scattata attraverso un meticoloso sondaggio all’interno del mondo dell’impresa, forte di una settantina di interviste fra gli associati di Assoindustriali, che sarà illustrata il 19 settembre in Camera di Commercio in occasione del decennale di “Talent Scout”.
Quella che appare come la reale forza del sistema scolastico e professionale tedesco dove formazione e mondo del lavoro dialogano continuamente e si ‘contaminano’ a vicenda e dove le imprese hanno la possibilità di influire realmente sulla stesura dei programmi scolastici, da noi appare un’attività ancora molto ingessata.
Ecco perchè - fanno notare gli imprenditori all’interno dello studio dell’Ing. Tagliasacchi - sarebbe importante diffondere nelle scuole, già a partire dalle medie, un quadro reale circa l’attuale condizione del mondo del lavoro, «evitando così di fare scelte errate o di alimentare corsi di studio non in grado di assicurare un’occupazione». Secondo le imprese si dovrebbe inoltre far comprendere agli studenti come l’attuale congiuntura economica «non possa consentire di rifiutare un posto di lavoro perché gli orari non sono confacenti alle esigenze o perché vi è la necessità di dover viaggiare».
I responsabili delle risorse umane che selezionano i professionisti di domani giudicano inoltre molto importante far sviluppare nelle scuole superiori la capacità di presentarsi ad un colloquio e di stendere un curriculum vitae, entrambi praticamente assenti secondo quanto emerso dai questionari e dalle interviste.
Una scuola al passo con i tempi che cambiano - Adeguare i programmi scolastici alle caratteristiche del mondo del lavoro significa anche adottare sistemi informativi in uso all’interno delle aziende, come programmi di disegno e strumenti di calcolo, così come straordinariamente importante appare la conoscenza di una o più lingue straniere certificata da esami in lingua. Il legame, anche attraverso la frequentazione, fra studenti e imprese deve essere coltivato e rafforzato attraverso esperienze pratiche in azienda: un periodo di stage obbligatorio comprensivo di valutazione finale per gli studenti degli istituti superiori appare oggi tanto utile quanto necessario. Alla stessa stregua, sarebbe quanto mai proficuo introdurre nei programmi didattici degli istituti superiori casi aziendali reali, come già avviene nelle università del territorio, perchè «consentono di avere una visione più chiara e veritiera di cosa realmente della teoria studiata venga applicato in azienda».
Le professioni più ricercate - Fra i laureati la prima posizione è occupata dagli ingegneri gestionali, seguiti da informatici, meccanici ed economisti.
Fra i diplomati sono i ragionieri le figure maggiormente richieste dal mercato del lavoro, seguiti dai tecnici delle industrie meccaniche, periti meccanici, aziendali e informatici. Molto richiesti anche i periti chimici ed elettronici ed in misura minore i tecnici della gestione aziendale e delle industrie elettriche.
Il paradosso - Vi sono figure molto ricercate che allo stesso tempo presentano un elevato tasso di disoccupazione. Da una prima analisi sembrerebbe che le figure professionali per cui l’offerta eccede la domanda siano, in parte, proprio quelle per cui, date le caratteristiche manifatturiere del nostro territorio, ci si aspetterebbe una domanda superiore all’offerta. Il fenomeno si riscontra con particolare frequenza per periti meccanici, per cui storicamente le imprese del territorio stentano nell’allinearsi all’offerta generata dalle scuole superiori, o ai periti informatici, come testimoniato dai questionari e dalle interviste dell’indagine.
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