di locali rinunciano alle “macchinette”
Cremona considera lo spunto di Crema
La battaglia contro il dilagare del gioco d’azzardo è ormai senza quartiere. L’Italia è il terzo paese al mondo per somme giocate, la politica anche in tempi recenti tenta di frenare il fenomeno per via legislativa, ma interessi economici e pressioni di lobby rendono difficile un contrasto incisivo.
Le amministrazioni locali – compresa quella cremonese – hanno così affrontato il tema che inizia ad avere ricadute pesanti in termini di costi sociali e sanitari.
SULLA SCIA DI CREMA – Seguendo lo spunto di Crema, anche il comune di Cremona si mostra possibilista all'innalzamento all'aliquota massima dell'Imu – 10,6 per mille – per le sale giochi e i bar con slot machine, con proposta ufficiale presentata da Caterina Ruggeri (Pd). Il vicesindaco Roberto Nolli si dimostra favorevole, ma per la decisione definitiva serve l'ok della maggioranza.
EMERGENZA REALE – L’emergenza però resta: nel 2012 il dipartimento dipendenze dell’Asl ha preso in carico 86 utenti per gioco d’azzardo patologico, 30 in più rispetto all’anno precedente. Eppure nel primo trimestre del 2013 si registra un calo degli esercizi con regolare licenza dei monopoli per installare le “macchinette”. Sono 800 in provincia, 80 in meno rispetto al 2012, con un calo del 17% (da 217 a 180) nel comune di Cremona. «Le ragioni di questo calo – commenta Claudio Pugnoli, presidente di Confcommercio – vanno cercate in una saturazione del mercato, ma è auspicabile che si stia diffondendo anche una nuova consapevolezza sui rischi di cui sono portatrici».
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