quanti brividi con la Giana
A conti fatti Paolo Quaini resta l'unico ad essersi divertito nel gelo dello Zini. Finito sotto contratto soltanto al termine dell'allenamento di domenica e immediatamente chiamato a rammendare la calza sdrucita della Befana. Per il resto c'è poco da girarci attorno: la Cremo ha steccato l'appuntamento con il nuovo anno, rendendolo troppo simile al vecchio. Con la Giana era lecito attendersi assai più di uno 0-0 frivolo nei contenuti. Non è questione di blasone, quella non porta fieno in cascina. Ma, alla vigilia, a far pendere la bilancia delle aspettative verso un epilogo diverso era piuttosto la qualità degli organici a disposizione. Anche al netto delle assenze, numerose e pesanti. Da una parte è stata comunque schierata gente che ha conosciuto la serie A, come Castellini e Jadid, giovani di talento del calibro di Di Francesco, Kirilov e Moroni (il migliore), bomber affermati del valore di Brighenti. Dall'altra, invece, c'erano undici carneadi. Una ciurma di nomi sconosciuti per la categoria, che fondendo impegno e perseveranza l'hanno sfangata alla grande. Non solo la Giana è uscita a testa alta, ma dirla tutta una punta di rammarico ad Albé, il Ferguson della Martesana, deve essere pure rimasta.
Difendendosi con poco ordine ma molto onore, gli undici di Gorgonzola hanno prima vinto l'emozione tipica dei debuttanti – in fondo Bonalumi, Solerio, Montesano e via discorrendo stavano pur sempre affondando i tacchetti degli scarpini nelle stesse zolle calcate un tempo da Maradona, Platini e Van Basten giusto per tirare nomi a casaccio - e poi, sulla cresta dell'onda, in contropiede hanno più volte rischiato di consegnarsi alla foto ricordo con una vittoria nel sacco. Tre punti mancati d'un soffio, che nel loro piccolo avrebbero fatto la grande storia della matricola di provincia. Ma come filosofeggia Albé, il tempo cancella tutto. Anche le differenze di valore, soprattutto quando faticano a farsi largo.
Alla squadra di Giampaolo restano pochi alibi. Non il peso delle assenze (Galli, Battaiola, Palermo, Bassoli, Gambaretti, lo stesso Favalli in panchina giusto per far numero), non le tossine da da allenamenti intensi che il tecnico ha propinato durante le vacanze (si fa per dire) di Natale. Anche perché i grigiorossi l'approccio alla gara stavolta l'hanno centrato. Nemmeno 2' e Di Francesco ha gettato alle ortiche una gentile concessione di Augello, lasciando a Ghislanzoni la prima parata da copertina. La Giana ha accusato, lasciando il possesso palla alla Cremo. Dal piede di Moroni in rapida sequenza sono partiti suggerimenti interessanti per Kirilov e Crialese (una sua trasoiata ha scheggiato il palo). La catena di sinistra almeno a tratti ha dato continuità alla manovra. Meno bene ha girato quella di destra, con Palomeque e Alessandro Marchi quasi mai in grado di offrire spunti a Di Francesco.
Con il trascorrere dei miuti gli ospiti hanno saputo riorganizzarsi, concedendo meno spazi al tridente guidato da Brighenti e sfruttando la luna storta di Jadid in difetto di geometrie. Poi, quando Recino si è spostato sul fronte sinistro dell'attacco iniziando a prendere d'infilata Palomeque e Zieleniecki (molte le ombre nella sua prestazione), i brianzoli hanno collezionato una mitragliata di pallegol disinnescate dalla prontezza di riflessi di Quaini o mandate al macero dalla loro stessa imprecisione.
Giampaolo durante il riposo deve essere andato pesante di striglia, perché la Cremo del secondo tempo è parsa almeno più motivata. Non che gli errori in fase di costruzione, la vera zavorra di questi novanta minuti, improvvisamente siano venuti a mancare, ma i cambi di passo di Kirilov e qualche lancio un po' più in grazia di Jadid hanno scaldato il pubblico dello Zini e posto Ghislanzoni nella condizione di uscire fda protagonista. È però mancata di netto la fase difensiva, con il pacchetto arretrato lasciato senza protezione sulle incursioni di Solerio, terzino con il piede da terzino, che nel giro di un quarto d'ora ha trovato il modo di divorare almeno tre match point.
Giampaolo ha provato a scuotere nuovamente la Cremo inserendo Mattia Marchi, che ha sgobbato come sempre, piegando la schiena settanta volte sette pur di rendersi utile, ma poi ha macchiato il tutto non inquadrando la porta sull'assist comodo di Kirilov. Gli ultimi applausi sono dunque per l'audace dribbling di Quaini su Rossini, nell'area di rigore grigiorossa. Giusto ciò che serviva per scaldare l'infreddolito pubblico dello Zini, in assenza di vin brulè.
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