e affondata a Salò
Smarrita e affondata. La Cremo torna da Salò con un'altra sconfitta: la terza incassata nelle ultime quattro gare. Il gol di Ranellucci apre ufficialmente lo stato di crisi e rischia di spezzare la catena della fiducia che si fa sempre più corta. Non mancherebbe qualche buon alibi ai grigiorossi, non fosse che il momento è di quelli delicati. Il volto tirato di Mario Montorfano, che si presenta sotto la Curva per stoppare i primi focolai di contestazione sbracciandosi in un “mea culpa” non richiesto, la dice lunga sul momento di tensione accumulata. E quella che proietta i propri sguardi nel vuoto, immobile alle spalle del mister, è una squadra improvvisamente scopertasi nuda. Il ko di Salò brucia per come si è materializzato. La mazzata arriva nel finale e piove sulla testa dei grigiorossi a causa dell'ennesima palla inattiva non controllata adeguatamente in area di rigore.
Se tre indizi fanno una prova, la Cremo ha già accumulato materiale a sufficienza per la condanna. I difetti per cui si paga dazio sono strutturali. Poco munizionamento aereo da una parte, scompensi emotivi dall'altra. Problemi di testa che s'infilano nei piedi, procurando guai a oltranza. Non si spiegherebbe altrimenti il rigore calciato alle stelle da Brighenti a tempo scaduto. Lo 0-1 miscela attenuanti ad aggravanti. Si è perso con avversari ridotti in inferiorità numerica (nel finale espulsi Pinari e Lonardi), centrando un palo (con Gambaretti), fallendo un tiro dal dischetto e un'altra serie di occasioni piuttosto comode: dall'appuntamento mancato con il gol su cross radente di Marongiu al Manaj che spreca a tu per tu con il portiere. Branduani al fischio finale risulta essere il migliore dei suoi (prodigioso un suo intervento sul centravanti albanese) e ciò non fa che aumentare l'amarezza per uno scivolone evitabile.
Le porte del dubbio ora si sono spalancate, alimentando la sensazione che vi sia una serie di equivoci irrisolti in grado di peggiorare la situazione. L'equilibrio da ritrovare fra Brighenti e Manaj è fra questi. Il capitano – uomo attorno al quale fino a ieri ha fatto perno la Cremo -, sembra soffrire l'esplosione del giovane compagno di reparto. Sul dischetto, a tempo abbondantemente scaduto, il bomber non c'è andato con la tranquillità dei giorni belli. Il fatto di aver ceduto il ruolo di punta centrale per sacrificarsi in veste di punta esterna, anche solo inconsciamente deve aver pesato. Manaj, di contro, in questo momento è il catalizzatore del reparto avanzato. Non sempre perfetto nei movimenti, sa comunque reggere sulle proprie spalle il peso della responsabilità, supplendo anche ai momenti di vuoto di Kirilov, mai veramente in partita neppure a Salò. Recuperare l'equilibrio fra gli interpreti – considerando anche che tornerà ad essere disponibile Mattia Marchi – è il primo passo da compiere.
Altri equivoci emergono in fase di impostazione. Sulla carta un regista con la classe di Jadid nessuno può vantarlo. Così come non è facile trovare in giro elementi della caratura di Palermo. Eppure la linea mediana della Cremonese, male supportata dai movimenti degli attaccanti e degli esterni, è un elemento di criticità. Altro equivoco: i grigiorossi, si sa, danno il meglio quando a disposizione hanno spazi per ripartire, trovandosi senza un reale piano B appena gli avversari abbassano il baricentro. A Salò il limite si è manifestato in modo preoccupante. I padroni di casa, tolta la prima mezz'ora giocata a viso aperto, si sono chiusi a protezione del pareggio abbassando il ritmo e la Cremo si è adeguata al basso profilo, reagendo con veemenza solo dopo aver subito la rete dello svantaggio. Con tanta qualità in mezzo al campo e in attacco è lecito attendersi atteggiamento diverso e manovra più fluida.
Paradossalmente il reparto meno esposto alle intemperie è la difesa. L'implacabile Bassoli e l'ostinato Gambaretti (in odor di rosso per una trattenuta da ultimo uomo) si mettono di buzzo buono e infilano la museruola ad Abbruscato e Romeo; Marongiu spinge e cuce con una continuità tale da costringere Scienza a rinunciare al rombo a beneficio di un prudente 4-4-2 con Bracaletti esterno a rimettere in asse gli equilibri; luci e ombre nell'esordio di Crialese, messo alla corda da Fabris.
Non sono mancate le sviste, soprattutto nella parte iniziale quando Venturi è stato chiamato alla parata salva risultato su Abbruscato e Romeo, ma per il resto la Feralpi non era sembrata poter nuocere gravemente alla salute. Fino alla distrazione fatale prodotta dalla punizione scodellata in area da Pinardi.
A conti fatti la partita infinita (fra lo stop per l'infortunio dell'arbitro e il recupero si è chiusa al 102') regala una vittoria ai gardesani che calza larga di un paio di taglie; ma non per questo non deve preoccuparci. Anzi, l'allarme, a giudicare dagli sguardi dello staff grigiorosso nel dopopartita, è già al livello di guardia.
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