di Brighenti dipingono
di grigiorosso il vecchio Martelli
Il cielo sopra Mantova è ancora grigiorosso. Merito delle pennellate di Brighenti, il Mantegna delle aree di rigore. Un uno-due devastante quello del capitano, che ha messo il cappello sopra il derby già nel primo tempo. La strada verso i tre punti è però stata impegnativa e tortuosa. La Cremo ha dovuto soffrire. E parecchio. Soprattutto nel secondo tempo, quando Juric ha rimescolato le carte dando ai virgiliani nuova linfa. Ma nei derby non esiste vittoria guadagnata senza un po' di strizza. A complicare le cose l'espulsione di Jadid: ingenua e da censurare. Il perno del centrocampo si è fatto cacciare ad un quarto d'ora dal termine per somma di ammonizioni, la seconda rimediata in malo modo con la squadra già in apnea. È anche da queste cose che si giudica un giocatore, comunque insostituibile per esperienza e qualità. Ma quella del Martelli è una vittoria che pesa. Intanto perché la Cremo ha dimostrato di non tremare davanti alle difficoltà. Anzi, quando le ondate dei mantovani si sono fatte insistenti, Battaiola ha serrati i pugni piazzando parate e uscite coraggiose nel traffico dell'area di rigore che hanno messo in cassaforte il risultato.
Vittoria pesante, si diceva, anche per quanto costruito dai grigiorossi nel primo tempo. Gioco a terra e occasioni infilate in rapida successione sfruttando le amnesie del Mantova, fragile a centrocampo e poco equilibrato. Mattia Marchi e il mattatore Brighenti si sono caricati in spalla la squadra con inserimenti continui che hanno mandato in tilt il sistema difensivo dei padroni di casa, troppo esposto alle ripartenze grigiorosse. Di qualità la prova di Di Francesco, agile nei movimenti e abile con la palla fra i piedi. La Cremo avrebbe potuto scrostare la partita già dopo 5 minuti. Sintomo di idee chiare e personalità. Quella stessa personalità che a tratti è invece mancata nel secondo tempo. A zavorrarla imprecisione e mancanza di sangue freddo, almeno fino al momento in cui Brighenti ha rivoltato come un calzino la domenica di Festa. Il Mantova nella prima mezz'ora è esistito solo sulle intuizioni dell'esperto Paro e di Tano Caridi, fresco ex grigiorosso. Gonzi s'è divorato un pallone d'oro al 10' ma per il resto è stato Cremo-show con Ale Marchi a riportare vagonate di palloni nella metà campo biancorossa e Bassoli a dirigere il reparto arretrato privandolo di fastidiose spine. Da rivedere invece la gestione dei cartellini gialli con sanzioni rimediate per falli non indispensabili commessi lontano dalla porta.
Tutta un'altra partita nel secondo tempo. Juric nello spogliatoio non le ha mandate a dire ai suoi che si sono presentati in campo con un paio di elementi nuovi (Sartore e Scalise) e il volto rassicurante della belva ferita. Il valore aggiunto però è stato Tomicic, tenuto troppo a lungo in naftalina. Sulla spinta degli esterni la Cremo ha perso metri. Lombardo ha iniziato a soffrire, i terzini hanno tenuto bassa la linea e i grigiorossi si sono chiusi a protezione del doppio vantaggio.
L'ingresso di Palermo ha riportato Jadid nel ruolo naturale di playmaker. Ma con l'espulsione tutto è cambiato ancora una volta, anche tatticamente con la Cremo costretta a ripiegare secondo il 4-4-1. L'ultimo quarto d'ora giocato contando solo sulla forza dei nervi dopo che il caldo aveva prosciugato le energie, ha permesso di evidenziare un lato ancora sconosciuto dei grigiorossi: la predisposizione alla battaglia. Marongiu ha faticato ma è riuscito a limitare Tomicic, Bassoli e Giorgi si sono avvitati sui gli attaccanti centrali e il Mantova non è riuscito ad andare oltre il gol della speranza. Alla fine il boato dei 500 giunti da Cremona ha scosso le fondamenta del vecchio Martelli. Vincere un derby così, in fondo, ha tutto un altro gusto.
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