ma se la Cremo è quella vista a Busto
manca più del previsto per essere da vertice
La buona notizia è che il Monza perde ad Arezzo e la Cremo conserva gli otto punti di vantaggio sui playout che le garantiscono, a due giornate dalla fine, la salvezza matematica.
La brutta notizia, invece, arriva in diretta da Busto Arsizio. Ed è la prestazione della Cremonese. Quella che Giampaolo aveva chiesto con forza senza però essere accontentato. E visto che da stasera anche il minimo (e per difetto) degli obiettivi è stato raggiunto, non rimangono che le riflessioni sul futuro.
Se l'ambizione è quella di prepararsi a giocare un campionato di vertice è da partite come questa che si misura quanto manca a questa Cremo per essere all'altezza. Avversario inferiore sul piano tecnico ma aggressivo e straordinariamente motivato, episodio iniziale negativo, difficoltà a trovare spazi in avanti, campo brutto e arbitro dal metro ballerino: esattamente una di quelle partite che non soddisferanno mai gli esteti ma che da sempre decidono i campionati.
Per questo alla Cremonese vista a Busto manca più di quanto si sperasse (e si pensasse). Approccio fiacco, ritmo monocorde (confermare Di Francesco è un obbligo), poca cattiveria negli ultimi sedici metri. La Pro Patria era ultima, al primo minuto del secondo tempo ha iniziato a far sparire i palloni dal perimetro del campo, le ha date di santa ragione e ha fatto in modo di prenderne abbastanza da lasciare (un'altra volta) la Cremo in dieci uomini.
Prima ancora che l'arbitro regalasse a Serafini il rigore che ha indirizzato la partita, si era già intuito che i tentativi acrobatici di Giampaolo per iniettare un concentrato di motivazioni nei suoi non avevano trovato terreno fertile. Dopo due minuti Candido e Terrani avevano già trovato due volte varchi alle spalle dei difensori grigiorossi. Distrazione.
Una volta sotto si è poi intuito che i nostri non fossero proprio divorati dal fuoco sacro della rimonta. In tutti i 45' l'unica occasione è nata da un rimpallo su corner di Jaid, e Brighenti – oggi con le polveri bagnate – non l'ha capitalizzata.
Una squadra che punta al vertice può anche concedere un tempo, lo sfogo ad avversari che non hanno altro mezzo se non quello di giocare sopra ritmo. Poi però c'è la ripresa, i minuti passano, i muscoli si fiaccano e le squadre che vincono fanno emergere la propria forza. La Cremo invece, tanto per cominciare, concede un altro inizio di tempo troppo morbido con un 2-0 fin troppo facile: palla persa, reparti scollati, campo aperto per il contropiede bustocco.
A quel punto l'assolo del capitano che procura il rigore del 2-1 firmato Jadid e le occasioni sciupate dallo stesso bomber sono parti canoniche del copione di tante domeniche di terza serie: non è mai facile, soprattutto quando si arriva tardi. Briganti commette un fallo da seconda ammonizione in un angolo recondito del campo e stavolta non si può nemmeno accampare l'alibi dell'ingenuità dovuta all'inesperienza. E oggi restare in dieci non porta nemmeno bene, perché il gol lo confeziona di nuovo la Pro Patria che alla fine, oltre a istinto di sopravvivenza e lavoro di ramazza, dimostra che anche la (ex) ultima in classifica ha sempre qualche colpo da estrarre dal cilindro.
Serve attenzione, servono motivazioni a prescindere dalla classifica e dal momento della stagione. Serve vincere le partite che si possono vincere, o comunque non perdere, non così, anche nelle giornate no. Che capitano, ogni tanto. Anche a Brighenti.
Per quest'anno basta così, la Cremo è salva. Da qui si riparte: dai rigori maldestri, gli arbitraggi contestati, gli errori di appoggio, le squadre ruvide e tignose, le giornate storte. Dalla Lega Pro. Che però chiede di più. Come Giampaolo: passi avanti, non indietro. Perché una cosa è convincersi – adesso – che tanti dei grigiorossi di oggi potranno giocare domani per ben altri obiettivi. Un'altra cosa sarà farsi dare ragione da campi come quello di Busto.
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