al ritorno di Brighenti
Cercava uomini veri, Giampaolo. Ne trova di duri. Gente che nelle pieghe di un incontro nato storto si mette a far surf sulle difficoltà e porta a casa la pellaccia.
Certe partite si giudicano dal numero di crampi lasciati sul campo più che dai passaggi riusciti. Contano per la rabbia che ci si mette, per il modo con il quale si resta a galla cavalcando l'onda imperfetta.
La Cremo avrebbe potuto uscirne con le ossa rotta dai novanta minuti con il Real Vicenza. Invece è qui a recriminare per ciò che doveva essere e non è stato. Eppure i segnali premonitori giocavano tutti a sfavore dei grigiorossi. La Curva chiusa per protesta, l’atteggiamento freddo e distaccato del resto del pubblico, l'arbitro inadeguato, le tensioni accumulate in settimana a premere sulle tempie. E il forfait dell'ultimo minuto di Castellini, perché quando piove lo fa sempre sul bagnato. Cose che a metterle insieme sfiancano e segnano più di un attaccante. Anche più di quel Brighenti che brucia ogni previsione sul recupero e si fa trovare in campo. Ed è dando il giusto peso a questi fattori che si può analizzare un 1-1 che non rallegra la classifica.
Non è una Cremonese da raccontare quella che sbatte contro il roccioso Real Vicenza. Ma è un gruppo sfilacciato di anime in pena che a un certo punto della gara si ritrova per necessità ad essere squadra. A furia di prendere vento in faccia, Brighenti e compagni invertono la rotta, si ricompattano e prendono in pugno la situazione. Accade fra il 20’ e il 22’, quando si vedono prima negare un rigore evidente per il fallo commesso da Solini e poi perdono Manaj per doppia ammonizione (e sull’espulsione c’è poco da dire). Decisioni che scuotono l’ambiente e lo raggrumano nuovamente attorno ai grigiorossi. I fischi fin lì piovuti sulla testa di Jadidi pian piano si trasformano in timidi applausi, la tonnellata di errori negli appoggi si riduce di quantità, la tensione si scioglie. Ma intanto c’è anche da far di conto con lo svogliato Real Vicenza che entra sempre più nella partita, trascinato da Malagò e Cristini. Le occasioni migliori le hanno i veneti. Margiotta ne brucia due in una frazione di secondo (provvidenziali i salvataggi di Gambaretti), Bruno comincia a stazionare stabilmente dalle parti di Quaini, Lavagnoli dà dei brutti pensieri a Favalli, così come più tardi farà Bardelloni.
La Cremo si riorganizza. In difetto di un uomo, Giampaolo riporta Brighenti al centro dell’attacco e forse ci guadagna. Il lavoro di Palermo, Moroni e Marchi si moltiplica. Bassoli, che si sposta a fare l’esterno sinistro, è con Briganti il migliore del pacchetto arretrato. Il ritmo tutto sommato resta basso. Questo consente alla Cremo di non bruciare troppe energie almeno fino al gol dello svantaggio, incassato per mano di Cristini. Quando tutto pare perso, i grigiorossi si affidano alle energie che non hanno per evitare il collasso psicologico. Giampaolo ci mette del suo, inserendo Pasi e Di Francesco. Il cambio di marcia portato dagli inserimenti è evidente. Tomei, graziato da Brighenti in apertura di ripresa, vive con apprensione il finale. Il pareggio porta la firma di Pasi. Il suo gol è una miscela di qualità tecnica, precisione balistica e forza di volontà. In quella sassata scagliata con il destro, l’attaccante infila anche la voglia di riscattonei confronti di un destino che da troppo tempo l’ha preso di mira. Gli ultimi assalti portati ad un Real raggomitolato su se stesso non regalano altre soddisfazioni. Questo 1-1 a conti fatti sprigiona un effetto consolatorio: lenisce la tristezza lasciata nella testa da una Curva lasciata vuota e rende più sopportabili le pene dell'anima di chi vive una vita da playout. Ma con Como e Pavia servirà qualcosa di più. Magari anche avere lo Zini dalla propria parte.
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