dopo la disfatta di Venezia
Difficile immaginarla una Cremonese peggiore di questa. Vuota, deconcentrata, senza orgoglio. E profondamente immatura. Una squadra a pezzi, travolta dal Venezia e da se stessa. Perché se regali un uomo e un rigore già al terzo minuto ad un'avversaria per nulla sprovveduta, significa che i guai te li vai a cercare.
La situazione è seria al di là di ogni assenza. Questa Cremo che sa vincere solo contro squadre ormai prive di reali motivazioni, non dà alcuna garanzia. E dobbiamo tenerne contro mentre alle spalle sta arrivando di gran carriera la Giana con la sua fame da lupi. I grigiorossi, invece, quella sensazione cosmica da pancia vuota, che spesso muove le cose spostando gli equilibri, non riescono a farla loro. L'atteggiamento assente da orchestrina allegra del Titanic lo conferma in modo inequivocabile.
L'espulsione ingenuamente incassata in avvio da Galli pesa come un macigno, su questo non ci piove. Ma se le responsabilità del portiere sono evidenti, quelle dei compagni non passano inosservate. In fondo le partite si potrebbero raddrizzare anche in dieci e gli esempi, anche recenti, non mancano.
A naufragare è l'identità di squadra nel suo complesso. Il solo Briganti cerca di salvare la baracca, tamponando le falle lasciate dai compagni. Vicini e lontani. Poi si spegne anche lui e buonanotte ai suonatori. Greco e Raimondi fanno più danni della grandine senza che Giampaolo riesca a trovare un'adeguata contromossa e il Venezia si ritrova padrone assoluto dell'incontro già dall'inizio. Giorico, lasciato senza schermo protettivo, distribuisce palloni in quantità ai suoi, Zaccagni ed Espinal fanno valere le loro doti di monoliti del centrocampo e la bagnarola cremonese sprofonda senza nemmeno provare ad aggrapparsi ad un'àncora. Stavolta fra Jadid, Palermo e Crialese non si riesce a recuperare un solo pallone per Manaj e Di Francesco, costretti a trasformare il loro pomeriggio nell'appendice di una gita in Laguna.
Un contropiede via l'altro, Quaini vede i padroni di casa sfrecciargli davanti all'uscio di casa sempre più frequentamente ed esaurita l'adrenalina generata da un paio di parate assestate fra istinto e disperazione, ammaina bandiera incassando i colpi ravvicinati dell'indiavolato Raimondi.
Sul 3-0 i sostenitori grigiorossi lasciano il Penzo, consapevoli che la squadra di Giampaolo li aveva anticipati già da parecchi minuti. E' questa un'altra ferita che va ad aprirsi sul ciglio di una stagione tribolata. Non ci sarebbe altro da segnalare, se non i 5' da professionista regalati dal tecnico ad Abed Haouhache, 18enne di belle speranze e unico fra i grigiorossi ad aver un valido motivo per ricordare in futuro questa partita sciagurata. Per la cronaca: si tratta del trentunesimo giocatore schierato dall'inizio del campionato. Un dato sul quale riflettere ogni volta che si parlerà di identità di squadra.
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