la Cremo fuori dal tunnel
In fondo al tunnel c'è la parabola di Jadid. Un gol cercato con la rabbia di chi si sente perseguitato dalla jella; una rete che coglie il portiere fermo sulle gambe, tagliato fuori dalla ragione che gli impedisce il volo della disperazione, abbandonato dall'istinto della sopravvivenza.
Meglio così, per noi, che di quel gol da tre punti e tre schiaffi alla crisi ne avevamo un bisogno tremendo.
La Cremo torna al successo, dopo le sette giornate a pane e acqua. Lo fa a modo suo. Complicandosi la vita, rimettendo in pista avversari ormai serenamente rassegnati, uscendo dal campo avvolta da applausi e offese. Queste sono rivolte soprattutto a Jadid, contestato da una parte della Curva. Un rapporto complicato, il loro. Da sempre. Nonostante i 7 gol segnati dal centrocampista in maglia grigiorossa. Ma stavolta si è andati oltre la soglia della critica. A rimarcarlo è lo stesso Jadid in sala stampa, adombrando macchie da cancellare immediatamente. Se le cose stanno come le racconta “Jado”, urge un lavaggio a secco dei panni sporchi; in pubblico, perché infilare certe brutture sotto il tappeto di casa come si fa con la polvere non è possibile.
In attesa del chiarimento alla luce del sole, va commentata la radice buona del successo, che se ne sta per intera dentro i novanta minuti di calcio giocato. Alla Cremo si chiedeva una prova coraggiosa, un'opera di consolidamento del nuovo corso all'insegna del 3-5-2 nato con lo scippo di Alessandria e proseguito con il pareggio al chiaro di luna del Brianteo. La strada giusta per risalire, secondo il tecnico è questa. Un modo concreto per riprendere quota dopo essersi inabissati ad un filo interdentale dai playout. Il modulo ha i suoi vantaggi. La squadra riesce a trovare quella solidità che il 4-3-3 privato dalla sorte di ali spendibili non riusciva più a garantire. Non solo, il blocco centrale governato da Castellini, Briganti e Gambaretti (preferito al convalescente Bassoli) in senso assoluto offre maggiore sicurezza. E lo si nota anche dal pressing progressivo, organizzato da dietro, con il quale la Cremo stritola i salodiani nella prima ora di gara. Un ruba palla e riparti dal quale gli ospiti ne escono a stento, tanto che Scienza sacrifica Di Benedetto già al riposo.
Subito avanti al primo affondo con un colpo ravvicinato di Marchi, che griffa un'azione ideata da Manaj (fra i migliori in campo) e perfezionata dal traversone radente di Crialese, i grigiorossi prima ancora che la Feralpi Salò vincono la paura. Quella che partendo dalla testa irrigidisce i piedi al momento della conclusione. Tutto scivola in secondo piano dopo il gol di Marchi, che nella nuova veste di quinto di centrocampo viaggia sulla fascia che è un piacere.
La squadra di Scienza accusa il colpo e fatica a riordinare le idee. I soli Romero e Bracaletti sembrano poter dire qualcosa di concreto, ma Briganti è un muro all'interno dei sedici metri e Favalli trova preziosa collaborazione nei compagni quando si tratta di arginare l'esterno bresciano. Le pallegol restano contingentate. Due buoni palloni rimasti incompiuti fra Manaj e Gambaretti, un sospetto rigore su Bracaletti che vede l'arbitro fare lo gnorri e ancora Manaj anticipato da un difensore prima del tiro sono quanto prodotto nella prima ora di gioco. Poi entra Di Francesco (per Pasi) e la Cremo cambia marcia. Il gol arriva per induzione, su un'altra discesa di Crialese che pesca la capocciata vincente di Manaj. La vittoria sarebbe cosa fatta, se di mezzo non ci fosse la Cremonese. A Scienza basta rimescolare un po' le carte, chiedendo aiuto all'esperienza di Juan Antonio e alla verve di Zerbo per ritrovarsi di nuovo in corsa con le reti di Romero e Bracaletti.
Un doppio vantaggio azzerato in pochi minuti ad una manciata dalla fine è quanto di peggio possa capitare ad una squadra in lotta per scansare i playout. Ma la Cremo ha risorse da vendere, quando solo se lo ricorda. A sparigliare i giochi è Manaj che si fionda a testa bassa nel cuore della difesa avversaria, guadagnando una punizione dal limite. Al resto ci pensano Jadid e il suo genio corsaro. Tutto bene ciò che finisce bene? Forse. A patto che si chiarisca quell'appendice carica di veleni e tensione della quale non ne avvertivamo la necessità.
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