che brucia quanto un ko
Strazio e contestazione. Per la Cremo è un altro pomeriggio di un giorno da cani. Non il primo e a giudicare dal nulla visto in campo, nemmeno l'ultimo.
Lo 0-0 con il Pordenone è una sconfitta camuffata da pareggio. Con sé porta un punto in classifica e una processione di dubbi da sciogliere in settimana. Sulla prestazione pesa l'assenza forzata di Andrea Brighenti, che non basta a giustificare le difficoltà incontrate con l'ultima della classe. E se al novantesimo il Pordenone dimostra di non meritare la sua posizione in classifica, beh, per la Cremo la questione si fa seria. Ingigantire ogni avversaria ben oltre il reale valore è il vero problema della squadra di Giampaolo che ora si ritrova con una classifica da sgarbugliare alle svelta. Il verbo vincere finito in soffitta da sei giornate e l'ultimo gol casalingo datato 15 dicembre sono gli altri sintomi di un malessere ancora senza cura.
La Cremo se la passa male un po' dappertutto. La personalità è debole e caotica, il gioco mai fluido se non inconsistente, la qualità dei singoli a volte vacilla sotto il peso della responsabilità e il cuore, quello va preso a prestito altrove.
Un quadro indecifrabile e allarmante anche per i risvolti psicologici che il deludente pareggio lascia aperti. Le bocciature di Jadid e Manaj non passano inosservate. Giampaolo li toglie dalla sfida a lavori in corso e lo fa per scelta tecnica. In altre parole, perché la resa è al di sotto delle aspettative. A dirla fino in fondo preoccupante è anche la prova di Castellini, punto di riferimento della retroguardia, in costante difficoltà nel gestire le situazioni create dal Pordenone scaraventando alla cieca palloni su Maccan.
Castellini, Jadid e Manaj: la spina dorsale. Se toppano loro, ogni valutazione sul sistema di gioco finisce in frittura.
Dal naufragio si salvano invece Galli – decisivo su Maccan e Ravasi -, Briganti – che sradica dalla linea di porta il gol sicuro di Franchini – e la buona volontà di Kirilov. Il resto della merce è pura cineseria o giù di lì.
In un contesto simile al Pordenone basta un po' di ordine tattico, fondato su un 3-5-1-1 da corsa, per tenere in pugno la Cremo.
A Careri non sembra vero di poter trascorrere novanta minuti tanto tranquilli. È sufficiente togliere un sinistro rotante di Ciccone e una sventola di Finazzi in coda all'incontro per scoprire che anche senza portiere i neroverdi la loro figurona l'avrebbero fatta lo stesso. Questo anche perché la cura Rossitto sembra funzionare.
Il 4-3-3 grigiorosso ancora una volta è zoppo in attacco. Brighenti e Di Francesco non ci sono, Manaj non è fra gli undici scelti in partenza, Kirilov è riproposto come punta centrale e Moroni si ricicla da ala sinistra. L'unico a poter dire di non trovarsi fuori contesto è Ciccone. Ma se a Bassano il lancio lungo e pedalare aveva esaltato la vena narcisa di Kirilov in contropiede, con i friulani, infagottatissimi, è un'altra musica.
La Cremo soffre di brutto la grinta trasmessa da Rossitto ai suoi. L'agonismo di Maccan diventa la cartina al tornasole di ciò che una squadra in lotta per la sopravvivenza dovrebbe gettare nella mischia. Al centravanti a quattro ante riesce tutto, tranne il gol e attorno al suo buon esempio il Pordenone resiste a testa alta ai grigiorossi. Di per sé, comunque, non un gran difficoltà.
Ciccone e Kirilov almeno inizialmente provano a cambiare passo alla partita, cercandosi e trovandosi con una certa frequenza. La Cremo perde però presto le distanze e il loro feeling si esaurisce, affossato dagli errori in appoggio dei compagni.
Impacciata e lenta, la squadra di Giampaolo a centrocampo non riesce a recuperare un solo pallone, pagando dazio alla reattività dei neroverdi che hanno in Panzeri e Bertolucci gli esterni inesauribili e in Fortunato e Maracchi elementi di equilibrio e rottura.
La Cremo non trae giovamento neppure dai cambi. Manaj si fa notare solo per una punizione sgangherata, Finazzi fatica a trovare la posizione e lo scampolo di gara regalato a Pasi arriva con i grigiorossi ormai in trance da confusione.
A conti fatti il punto è immeritato. La contestazione, invece, guadagnata per intero. In fondo è la solita, incurabile Cremo. Orfana di Brighenti, in aggiunta.
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