I servizi pubblici o di pubblica utilità sono quelli che rispondono a bisogni generali della comunità che possono essere di due tipi: bisogni indivisibili (common goods) ossia per i quali il servizio esiste per tutti o non esiste per nessuno, e servizi individuali ma di cui la comunità decide di darsi carico (merits goods). Già nelle società antiche esistevano questi servizi in forme varie, ma a partire dalla fine XIX, inizio XX secolo, essi sono diventati parte fondamentale del cosiddetto modello di welfare state.
Con riferimento alla comunità cui essi si rivolgono, i servizi possono essere classificati come locali, regionali, nazionali. I servizi locali sono quelli garantiti dai comuni e, in termini specifici, quelli che vengono definiti public utilities garantiti a partire dal 1903 dalle cosiddette aziende municipalizzate, oggi diventate in generale SPA a partecipazione totale o maggioritaria da parte degli enti locali. si tratta di imprese che operano nei settori dei trasporti (metro e di superficie), raccolta e smarrimento rifiuti, gas, acqua ed elettricità, gestione dei parchi e del verde pubblico. Negli ultimi venti anni, con il passaggio alla forma delle SPA sono state ampliate anche le tipologie di servizi attribuiti a queste imprese. A livello regionale sono note le aziende di trasporti intercomunali, le agenzie di sviluppo economico e del territorio, oltre alle finanziarie che non gestiscono direttamente servizi ma che spesso intervengono a sostegno di imprese di servizi pubblici. A livello nazionale gli esempi più noti sono ENEL e ENI.
Fin dagli anni ’70 del secolo scorso, si è aperto per l’ampio settore dei servizi pubblici (sia quelli gestiti direttamente dagli enti locali, dalle regioni, dalle province, dallo stato, sia quelli gestiti indirettamente da imprese a proprietà pubblica) il dibattito sulla esigenza di recuperare più elevati livelli di efficienza e di economicità da un lato, e di mantenere la copertura generalizzata dall’altro. Inoltre, il dibattito sulle possibili interferenze della politica sulla gestione di queste imprese che si realizzava prevalentemente tramite la nomina dei vertici aziendali, l’imposizione di tariffe che non tenevano conto dell’economicità, l’assunzione di persone non sulla base del merito e della professionalità, ma sulla base di appartenenze politiche o di altro tipo. Questo dibattito si è concentrato negli anni ’90, soprattutto sul tema della privatizzazione delle imprese pubbliche in generale (non solo quelle di servizi, ma manifatturiere), tema che è stato poi lasciato sotto traccia, per ritornare prepotentemente di attualità. Esso infatti è stato collegato da un lato agli interventi cosiddetti di “riduzione dei costi della politica” (diretti e indiretti) e dall’altro agli interventi di spending review. Dati ufficiali delle ultime settimane indicano che politiche di chiusura di imprese pubbliche di servizi non attive – oltre 1400 – e la riduzione tramite aggregazioni o fusioni delle circa 8000 imprese di servizi in circa 1000, comporterebbe risparmi stimati in qualche miliardo di euro, non tanto per la riduzione degli stipendi dei consigli di amministrazione (comunque qualche centinaia di milioni), ma soprattutto in virtù di economie di scala, di scopo e di specializzazione.
Dopo aver tracciato il quadro evolutivo riguardante il ruolo dei servizi pubblici nell’economia moderna il seminario si concentrerà soprattutto su tre temi: la governance delle imprese di pubblici servizi, soprattutto con riguardo al ruolo della “proprietà” pubblica, privata o mi sta (partenrship pubblico privato) la funzione di committenza da parte di enti locali, regioni, stato, con riferimento alle imprese di servizi, il ruolo di regolatore.
Infine, sarà sviluppato anche la tematica di una particolare tipologia di servizi pubblici relativi al SSN (sistema sanitario nazionale) e al coordinamento tra servizi sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali. Venite, sarà molto interessante!
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