di un grande successo
È Virginia Villa direttrice generale del Museo del Violino di Cremona la Cremonese dell’Anno 2024 per la cultura. Il riconoscimento premia un impegno costante e appassionato che dura ormai da oltre un decennio. Ha seguito il MdV fin dalla sua nascita nel 2013 contribuendo a renderlo in pochi anni il polo culturale numero 1 della città per afflusso di visitatori e con pragmatismo, capacità organizzativa e passione lo ha saputo traghettare nel suo secondo decennio di vita mantenendolo al centro della scena culturale italiana e internazionale. Alla base di questo successo c’è una parola chiave: insieme. Virginia Villa ha sempre sottolineato come i risultati raggiunti siano frutto di una fondazione coesa, di una comunità culturale attiva e dinamica e di una collaborazione costante con i tre soci principali: Comune di Cremona, Fondazione Arvedi Buschini e Fondazione Stauffer che non sono solo proprietari di parte del patrimonio custodito nel museo ma anche promotori di idee e progetti innovativi. Sotto la sua direzione, il Museo del Violino è diventato non solo uno scrigno di tesori ma anche un centro vivo di incontro, ascolto, accoglienza e innovazione culturale. Virginia Villa, intervistata da Alessandro Rossi, ha ripercorso questi anni, ma con lo sguardo puntato sempre verso nuovi obiettivi.
Dottoressa Villa, se dovesse ripercorrere le tappe principali di questa straordinaria avventura, su quali si soffermerebbe?
«Intanto, il 14 settembre 2013: la data dell’apertura finalmente, dopo un paio di anni di lavoro, insieme a un gruppo di colleghi molto professionali, positivi e con una visione di futuro. Una data importante per il Museo, per la città e anche per la storia degli strumenti musicali perché un Museo del Violino a Cremona mancava. Un progetto di forte sinergia tra pubblico e privato, di cui c’è sempre un gran bisogno; il palazzo era pubblico ed era chiuso da un po’: il nostro mecenate, che poi è diventato uno dei soci fondatori principali, vale a dire la Fondazione Arvedi Buschini, ha finanziato il progetto per l’ente pubblico, che da solo non sarebbe stato in grado di farlo.
Un altro momento importante, l’arrivo del Messiah di Stradivari, il violino più atteso al mondo, che è venuto a festeggiare i suoi trecento anni proprio a Cremona. Non era mai uscito dall’Ashmolean Museum: si è mosso solo per arrivare da noi. Un appuntamento importante soprattutto per la comunità dei maestri liutai perché dobbiamo ricordare che il Museo è la loro casa; noi li chiamiamo cremonesi ma sono maestri liutai che provengono da tutto il mondo e che vivono in questa città»...
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