Una punizione?
No, un’elezione»
Non ci si pensa, ma esser genitori di figli deceduti significa vivere una dimensione tutt’altro che scontata, tutt’altro che semplice. Papa Francesco è tornato più volte su questo tema, incontrando spesso genitori, che quest’esperienza l’hanno purtroppo vissuta. L’ha definita «un dolore immenso, inconsolabile, che mai deve essere banalizzato da parole vuote e risposte superficiali». Ed ha aggiunto: «Pensateci: quando un coniuge perde l’altro, è un vedovo o una vedova. Un figlio, che perde un genitore, è un orfano o un’orfana. Esiste una parola per dirlo. Ma per un genitore, che perde un figlio, una parola non c’è».
Il 17 giugno 2015 papa Francesco ha tenuto una catechesi a queste famiglie. In quell’occasione ha incontrato Andreana Bassanetti, psicologa clinica e psicoterapeuta. Il 27 giugno 1991 ha perso sua figlia Camilla. Del Santo Padre ha un ricordo vivissimo: «Mi ha posto una mano sul capo, ha chiuso gli occhi ed ha pregato intensamente per noi. L’ho sentito subito vicino al nostro cuore», ci dice. Lei ha incontrato anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, tutti Pontefici cui è particolarmente legata.
Dopo un lungo percorso personale, Andreana ha fondato l’associazione “FiglinCielo”, che riunisce oggi migliaia di famiglie visitate da questo stesso lutto, provenienti da tutta Italia ed anche dall’estero. Sono riunite in Comunità, ciascuna con un responsabile ed un consigliere spirituale. Hanno uno Statuto, approvato dalla Conferenza episcopale italiana. Una volta al mese si ritrovano per un incontro di condivisione, seguito dalla Messa.
Andreana, cosa significa per i genitori perdere un figlio?
«Significa morire senza poter morire. Non si ha più la possibilità di sentirsi chiamare mamma e papà, incredibile! Oltre alla perdita fisica, mancano l’abbraccio, la vicinanza, il sentire la loro voce, unica. È una cosa indescrivibile, inimmaginabile ed anche intollerabile. Da solo un genitore non ce la fa a sopportare la morte del proprio figlio, c’è sempre un aiuto dall’alto, anche per chi non crede. Anzi, chi ha fede, è ancora più arrabbiato, perché si sente tradito. Ma il Signore ha un suo percorso, un suo modo di accompagnarci: se non facciamo resistenza, restando sigillati nel nostro io, piano piano riusciamo ad imboccare una strada, che ci conduce verso la luce e verso una fede rinnovata»...
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