limiti e zone grigie
la sua esperienza in Inghilterra
Riccardo Marchesetti ha 28 anni ed è Tecnico di Radiologia. Nato a Crema, da oltre due anni vive e lavora a Londra. La scelta ricade sulla capitale dopo una prima esperienza professionale a Basildon, nell’inghiliterra sud-orientale, primo accesso al mondo del lavoro britannico; dopo un anno raggiunge il London Bridge Hospital, dove lavora con prospettiva di specializzazione in Radiologia Interventistica. Ci racconta come è cambiata la vita nella City durante l’anno più difficile, ormai sinonimo di “pandemia”.
Riccardo, come ha vissuto l’emergenza sanitaria legata al Covid-19? Quali ripercussioni a livello sociale e professionale?
«In qualità di lavoratore sanitario specializzato, mi configuro come “frontline key worker” (lavoratore essenziale in prima linea). Non ho mai smesso di esercitare: soprattutto durante la pandemia, il lavoro e’ diventato molto incostante in termini di sforzi, ma sempre necessario. Mentre mi adattavo al nuovo lavoro a Londra, i miei colleghi cercavano di adeguarsi alle direttive, che cambiavano a ritmi frenetici. Devo ammettere, con un po’ di rammarico, che al momento vivo per il mio lavoro: tutti gli sforzi mentali delle giornate sono orientati a fronteggiare la pandemia, quindi non ho avuto modo di costruirmi una routine di svago che non fosse legata a passare del tempo libero, con colleghi e amici italiani, oppure ad attività comunque da svolgere al chiuso. Forse sotto questo aspetto sono stato fortunato, anche perché lavorando con tanto impegno, con turni spesso pesanti, non mi dispiace passare del tempo a casa. Tuttavia, non invidio le persone in isolamento: finora le regole erano state discretamente differenti da quelle applicate in Italia, ma pochi giorni fa Boris Johnson ha imposto nuove e forti restrizioni a Londra e su gran parte del sud est, dove risiedo. Queste nuove regolamentazioni sono effettivamente un vero e proprio lockdown. Non mi resta che continuare a lavorare: rientro in quella fortunata categoria ancora stipendiata, ma come tutti non aspetto altro che la fine di questa pandemia»...
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