Emanuele Gatti è presidente della Camera di Commercio italiana per la Germania, oltre che Professore Universitario presso la Donau-Universität Krems, Universität für Weiterbildung. Gatti è recentemente intervenuto ad un incontro organizzato dal Comitato Piccola Industria di Cremona dal titolo “Coronavirus: quali prospettive per il futuro?”. Un incontro interessante che ha visto tocacre alcuni spunti di grande importanza, fra cui la strategia tedesca, la struttura e il finanziamento del sistema sanitario tedesco, le misure intraprese dal Governo tedesco, gli effetti sull’economia e le principali differenze con l’approccio italiano.
Professore, quali differenze ci sono state in Germania rispetto all’Italia nell’affrontare l’emergenza sanitaria?
Un’analisi delle differenze strutturali dei due sistemi sanitari sarebbe necessaria per un corretto confronto. Tuttavia, si può dire che la Germania ha basato la strategia non cercando di “bloccare” completamente la pandemia, infatti non si è mai arrivati al lock-down, ma controllandone lo sviluppo sulla base di dati e di simulazioni matematiche. Questo perché dispone di una rete di ospedali con molti più letti di degenza e di terapia intensiva e soprattutto di una medicina del territorio che opera in modo molto capillare, ben organizzato e legato al mondo ospedaliero. Negli ambulatori (o poliambulatori, in tedesco MVZ) si possono fare esami ematologici, tamponi e ricevere alcune cure. I pazienti hanno così evitato la corsa in ospedale, ma sono stati curati con la supervisione del medico di famiglia che ha collaborato con le istituzioni ospedaliere e pubbliche...
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