Nell’era dell’Impresa 4.0, della digitalizzazione e dei big data, voltare la testa dall’altra parte affidandosi solo all’esperienza, all’intuizione o all’istinto può rappresentare un autentico salto nel buio. Anche in un settore maturo come l’agricoltura dove, invece, la sofisticazione tecnologica sta raggiungendo livelli fino a pochi anni fa semplicemente impensabili. Proprio come, ormai da tempo, accade in tutti gli altri campi dell’economia e del lavoro. Ecco perchè - Mondo Padano se ne è già occupato in un ampio servizio pubblicato il 1 settembre dello scorso anno, portando alcune testimonianze virtuose di imprese che hanno già imboccato, con ottimi risultati, il nuovo corso - il fatto che in una provincia come la nostra, ai vertici a livello nazionale ed internazionale per l’eccellenza delle produzioni agroalimentari, solo il 10% delle aziende rediga un bilancio e che quasi nessuna (non vi è, in tal senso, alcun obbligo di legge, ndr), abbia un conto economico, rappresenta un paradosso che stride con la strategicità di questo comparto per la nostra economia, ma rappresenta anche una palla al piede sul fronte dell’efficienza e della competitività, imbrigliando un potenziale enorme ancora inespresso. Un paradosso ancora più grande se si pensa come, invece, sul fronte dell’innovazione tecnologica, le nostre imprese abbiano poco o nulla da invidiare nel confronto con i Paesi più evoluti. Ma essere ai vertici ‘solo’ su questo fronte, conservando un approccio manageriale datato, incapace di fornire all’imprenditore la fotografia dinamica dell’azienda stessa, in grado di i migliori risultati possibili sul fronte economico e finanziario, rischia, al contrario, di far finire l’azienda stessa fuori mercato. Poter misurare i conti, le singole voci di costo, significa riuscire a capire se e dove vi sono inefficienza, unica possibilità per poter calibrare gli interventi adatti. Alcune imprese lo stanno comprendendo, l’Università Cattolica, attraverso Smea, su questo fronte, è già in prima linea attraverso l’organizzazione di corsi di formazione ad hoc. Ma molto resta da fare perchè anche nel mondo agricolo la cultura del conto economico possa diventare qualcosa di naturale e non venga, invece, percepita, come una perdita di tempo...
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