all'avanguardia in Italia
Orario flessibile, centri estivi, rette più leggere per asili e materne, maggiordomo interaziendale o servizio lavanderia. Sono solo alcuni dei servizi innovativi messi a disposizione delle lavoratrici di alcune aziende grazie alla politica di conciliazione famiglia-lavoro attuata nella nostra provincia, fra le prime in Lombardia a dare vita a un programma di questo tipo.
In questi ultimi due anni il nostro territorio ha fatto da battistrada in Italia sfruttando le risorse messe a disposizione dallo Stato e dalla Regione. Con risultati assai lusinghieri sia per i lavoratori (471 di cui 362 donne) che per le aziende che hanno addirittura visto aumentare la propria produttività. L’obiettivo è consentire alle donne di sposare l’attività professionale con le esigenze familiari (come accudire un bambino o assistere un anziano), cercando anche di aggredire quel 33,7% di giovani donne che oggi, in provincia di Cremona, non ha un posto di lavoro.
A causa della crisi che riduce le opportunità, certo, ma anche delle barriere che, troppo spesso, vedono le donne scartate per la loro condizione di genere e non certo per il curriculum. Cremona, sotto questo punto di vista, ha compiuto un primo passo nella giusta direzione anche se siamo ancora lontani dall’esempio illuminato di Adriano Olivetti che, fra gli anni ‘50 e ‘60’, si sforzò di far coincidere i bisogni dei dipendenti con quelli dell’azienda: ed è su questa base innovativa che l’impresa leader mondiale per le macchine da scrivere costituì per i suoi dipendenti l’assistenza sanitaria integrativa, gli assegni familiari, le attività ricreative culturali e formative, ma anche le case per i dipendenti, gli asili nido, le colonie estive e le scuole con relative borse di studio. I progetti finanziati in provincia di Cremona (120.500 euro a fronte di un valore complessivo di 138.615 euro), hanno riguardato l’organizzazione del lavoro, il welfare aziendale e l’accompagnamento al rientro da periodi di congedo). Il meccanismo utilizzato è quello della rete per la conciliazione che ha rappresentato un importante strumento per sperimentare una modalità di progettazione partecipata che ha coinvolto un ampio spettro di attori locali in grado di orientare le politiche attive del lavoro, il welfare locale e le politiche di sviluppo del territorio.
«La nostra attività in questo campo ha avuto un momento di svolta quando l’ex ministro Carfagna ha stanziato cifre importanti per le pari opportunità» - dichiara l’assessore provinciale alle politiche sociali ed associative Silvia Schiavi. «I progetti che sono stati finanziati (il polo della conciliazione, il programma interanziendale per la conciliazione, il welfare al dettaglio e la rete conciliativa sociale) ha visto la partecipazione di 16 imprese.
«Il primo finanziamento è stato di 1 milione di euro seguito da una seconda tranche di 300mila euro - continua Schiavi. La seconda fase di questa iniziativa ha riguardato proprio la conciliazione che ha visto il ministero sollecitare l’attivazione di patti territoriali che dessero vita a progettualità trasversali a diverse aziende».
Ed è proprio la «collaborazione mostrata dalle imprese e dalle associazioni datoriali, fortemente interessate a questo progetto» ad aver contribuito al successo dell’iniziativa.
«Anche perchè il fatto di mettere i propri dipendenti in condizioni di riuscire a conciliare il lavoro con la famiglia, ad esempio rendendo più elastico l’ingresso in azienda, ha migliorato la qualità della vita di queste persone con risultati positivi proprio sul posto di lavoro».
Le macroaree e le aziende coinvolte - Il polo della conciliazione: 4 imprese. Omnicos Group srl, Milmonty, Imei Division srl, Cosmei srl. Programma interaziendale per la conciliazione: 3 imprese. Agrisilos srl, Microdataservice srl, Microdataweb srl. Welfare al dettaglio: 6 imprese. Co.Me.Pa srl, Santa Federici s.c.; Storti Maria s.c.; Centro Devoto sas; Lavaseccco Ecologico Gabriella, Piccole Canaglie. Rete conciliativa sociale: 3 imprese. Consorzio Arcobaleno s.c.; Igea s.c.; Scacco Matto s.c.
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